Cara mamma di un bambino di 8 anni "sportivo", fa proprio bene ad essere angosciata e ancor di più farebbe a trattare il suo bambino come tale. Ciò vuol dire come un bambino che ha diritto di vivere la sua età senza essere costantemente in gara per sentisi accettato nella vita. Da un punto di vista psicologico, anche non sapendo di quali gare si tratti e di che sport pratichi suo figlio, l'agonismo non dovrebbe cominciare cosi presto e almeno fin verso gli 11 anni. Quindi , un conto è la pressione che può esercitare una squadra o un Mister, come molti fanno purtroppo, e un altro conto è cercare di dare al bambino una vita trnaquilla e adatta a farlo crescere il più serenamente possibile. Lei non accenna nella sua lettera alla figura paterna, le chiederei quindi come si rapporta il padre nei confronti delle "gare" del figlio. Da chi proviene questa eccessiva spinta alla competizione, dalla mamma soltanto, dal papà, da tutta una squadra che si aspetta dei risultati da lui? A questa età sono comunque preferibili degli sport di squadra, per es. il basket, la pallavolo, la pallanuoto, tutto ciò che aiuta a coltivare le amicizie e lo spirito di gruppo, e possibilmente con modalità che non spingano all'eccesso la competizione. Osserviamo talvolta alcuni padri sul bordo di un campo di calcio che incitano i propri figli con parole non proprio da educande, anche a far male agli avversari,...ecco per intenderci, cosa non fa bene a un bambino di quell'età , e anche oltre. Il vomito è l'espressione somatica del grande disagio psichico che suo figlio prova e del conflitto che vive, che non riesce a esprimere a parole : da un lato il "dover" essere primo o tra i primi tre ad ogni costo (per far felici la mamma e il papà), dall'altro l'ansia e la paura tremenda di non farcela. Il non arrivare sempre tra i primi mette in discussione in suo figlio il fatto di non sentirsi piu amato e accettato da lei, la mamma, da altri forse, non so, lei non accenna. Le ricordo che un bambino ha bisogno di sentirsi amato per ciò che è, in modo incondizionato, non perchè ottiene risultati e secondo ciò che dà. Basta poco, in tal caso, a scatenare l'ansia da prestazione, come giustamente ha detto il suo medico, ansia che deriva dal non sentirsi amato. E non è con un regalo che lei sistema la situazione, bensì modificando la vostra (presumo familiare) impostazione e le vostre aspettative nei riguardi del bambino. Occorre ridimensionare lo sport a un'attività come tante, dove magari riesce meglio ma senza esagerare negli allenamenti , aiutandolo con affetto. Ma occorre permettergli di dedicarsi anche ad altro, di fare insomma una vita normale di un bambino di 8 anni. Mi chiedo da quale età sia sottoposto a tale stress...ci rifletta signora e chieda consulenza a uno psicologo/a della sua città. L'errore da non fare è quello di non far diventare il bambino "un problema", ma quello di fare voi genitori - a mio parere - degli incontri pedagogici per sapere come affrontare la situazione e come strutturare le vostre aspettative nei confronti di un bambino, che si trova sicuramente sovraccaricato e troppo sotto pressione. Scusi la chiarezza, ma troppi danni e troppe violenze psicofisiche vengono purtroppo perpetrate in nome di un'attività sportiva che poco ha dello sportivo, su bambini troppo piccoli per fare sports a livello agonistico. Spero che la mia risposta serva di riflessione e vi porti a modificare concretamente la condizione del vostro bimbo, che è in crescita e in sviluppo, ha bisogno di supporto non di vedere malcontenti perchè non è il primo della squadra, della classe e, in futuro, nella vita.