Come gestire l'ansia e battersi per la propria serenità?
Salve, da qualche anno soffro di un'ansia molto forte che mi causa problemi come l'alopecia, insonnia, fastidi allo stomaco, dolore al petto in alcuni momenti, tremolii e sensazione di soffocamento. Tutto parte, a mio avviso, dall'aver perso la motivazione allo studio e non aver sentito la libertà di poterlo dire a casa perché consapevole del parere dei miei genitori "tutti si laureano, devi farlo anche tu, ormai hai iniziato e devi finire". Ho provato ad andare avanti ma l'ansia è diventata sempre più difficile da gestire e la concentrazione è stata sempre meno; quando ho trovato il coraggio di dirlo ai miei genitori, mi hanno detto che "l'ansia ti viene perché non studi. Studia e ti passa." o ancora "sono tutte sciocchezze, non ci pensare" o ancora "hai tutto perché ti comporti così?". Quando ho chiesto di poter parlare con una psicologa mi è stato detto che "un'aspirante psicologa che va da una psicologa è assurdo". Morale della storia, ho smesso di parlarne e ho iniziato a mentire sugli esami. Ad un certo punto non ce l'ho più fatta, all'università c'erano le tasse da pagare e io ho dovuto ammettere di sentirmi male, di non riuscire ad andare avanti e di sentirmi in colpa per i soldi che avrebbero dovuto pagare. Ancora una volta non mi sono sentita compresa e nonostante i miei genitori siano brave persone, pagata la tassa mi hanno ripetuto (in particolare mia madre) quanto fosse alta, quanto il mio scarso impegno fosse costato e quanto adesso pretendessero impegno. Ci ho provato, ci provo da mesi ma la verità è che emotivamente mi sento esausta e vorrei scappare via. Sento di non riuscire ad andare avanti, di non riuscire a gestire il peso delle critiche e delle aspettative, di non riuscire a reggere la paura di pesare ancora, anche economicamente, sui miei genitori. A seguito di un'altra discussione ho detto che avevo preso una decisione, quella di trovarmi un piccolo lavoro, di qualche ora al giorno per sentirmi meno dipendente, per alleggerire il carico emotivo che ogni giorno mi ritrovo ad affrontare e che mi fa sperare, a 25 anni, di non svegliarmi più. Si sono imposti e mi hanno detto che il mio unico lavoro è lo studio. Non so come fare, mi sento sprofondare sempre più giù, e non riesco a trovare la forza e l'energia per risalire, ho solo voglia di lasciarmi andare a tutte le emozioni negative che sento. Credo che a 25 anni non dovrei sperare di morire per stare meglio, non so come fare per far comprendere ai miei genitori che non sono serena e che trovare un lavoro, potrebbe distrarmi da tutto questo.
Lia dalle tue parole traspare tutto il dolore e la disperazione di non sentirti compresa dalle persone che ti sono più vicine, succede spesso e non per questo siamo meno amati, ma sicuramente siamo meno compresi, accolti. In una situazione di ansia come quella che descrivi, nella tua testa non c'è lo spazio per immettere contenuti che hanno a che fare con l'aspetto cognitivo, lo spazio è occupato dal tentativo di tenere a bada i tuoi mostri, non c'è impegno che tenga a mio avviso. Ansia, giudizio , colpa e vergogna viaggiano sempre sotto braccio, dove c'è l'una c'è l'altra. Io credo che tu debba in modo chiaro e fermo, esprimere il tuo bisogno di aiuto non come richiesta ma come necessità, a volte non basta chiedere, c'è bisogno di pretendere, se tu avessi una frattura ad una gamba, pretenderesti le cure di un ortopedico, vale lo stesso per l'equilibrio psicologico, tu lo sai perche mi par di capire che stai studiando psicologia e un'aspirante psicologa che va da una psicologa non è assurdo è proprio quello che va fatto per fare questo lavoro. Chiedi aiuto a voce alta a chiunque sia in grado di aiutarti, compresi i tuoi, fai leggere loro le nostre risposte se credi e sopratutto la tua domanda, è così chiara come forse non sei riuscita ad essere nelle tue richieste a loro. Ti auguro di essere ascoltata