Come riconoscere, affrontare e superare il problema del gioco d'azzardo
Scoprire di avere a che fare con una persona con il problema del gioco d’azzardo, non è per niente semplice, perché è difficile riconoscere il confine tra quello che potrebbe essere un semplice e sano divertimento e quella che diventa una dipendenza patologica. Le prime avvisaglie che si possono osservare per capire di stare a contatto con una persona che soffre di questo disagio sono le seguenti: il pensiero del gioco d’azzardo comincia a diventare costante; viene spesa buona parte del tempo della propria vita in attività legate al gioco, come pensare al modo migliore per vincere o cercare i soldi per poter giocare arrivando a compiere attività illegali per farlo; si cominciano a trascurare e a mentire agli affetti più cari e agli amici; il tono dell’umore diventa strettamente legato all’attività del gioco; si ha difficoltà nello smettere di giocare e ne viene sminuita la gravità. A differenza di altre problematiche di dipendenza, come quella da sostanze, che vengono osteggiate dallo stato, perché collegate ad aspetti illegali, non è così per il gioco d’azzardo, che al contrario, viene pubblicizzato costantemente ed utilizzato dallo stato per rinvigorire le proprie entrate, e ancor più, in un momento come questo di crisi economica, dove tentare la fortuna diventa un modo in più per cercare di migliorare la propria situazione economica. Il problema è che raramente ci si arricchisce giocando e che solo una piccola percentuale di coloro che giocano, ne trae realmente benefico. La spinta che porta il giocatore d’azzardo a proseguire nel suo gioco è la sensazione di adrenalina, che viene provata nel giocare e nel vincere, il bisogno di riviverla e il piacere legato al ricordo diventano l’elemento che crea la dipendenza. Il gioco d’azzardo è un rifugio della mente (Steiner, 1993), perché permette di costruire una realtà parallela, alternativa alla realtà quotidiana, a cui si ricorre per sentirsi liberi dai vincoli e dalle fatiche della vita quotidiana. Scommettere dà la possibilità di immaginare il proprio futuro e costruire il mondo che si desidera. La persona che gioca d’azzardo, ha bisogno di un oggetto (gioco d’azzardo, a volte associato anche all’uso di sostanze come droghe o alcol) per colmare un vuoto affettivo-emotivo e per poter immaginare di costruire una vita migliore. Spesso ciò avviene a causa di carenze provenienti dalla propria storia personale-familiare. Si tratta di persone che spesso provengono da una famiglia da cui non si sono ancora ben svincolate e che anche dopo aver costituito un proprio nucleo familiare, vogliono dimostrare di essere migliori rispetto a ciò che sono realmente, mettono in atto comportamenti irresponsabili e si aspettano che l’altro (genitore, sposo/a, figli o amici) trovi una soluzione per i problemi causati dalle proprie debolezze. Col tempo si finisce in una spirale, dove più si gioca, più si perde, causando gradualmente il deteriorarsi delle relazioni familiari, affettive e lavorative. Solo dopo aver toccato il fondo, ci si comincerà a mettere in discussione, probabilmente per la paura di perdere tutto e tutti e restare soli, tanto che a volte nei momenti di profonda disperazione l’unica soluzione sembra essere il suicidio. La famiglia una volta scoperto il problema, può reagire in forme diverse:
- abbandonando il giocatore alla sua sorte, perché satura dei torti subiti; - sostenendo il giocatore nella sua dipendenza, colludendo con lui, favorendolo e attivandosi per cercare le risorse per perpetuare la spirale del gioco patologico;
- decidendo di restare affianco al giocatore, sostenendolo in un percorso terapeutico-riabilitativo, che potrebbe essere multidisciplinare, consultando psichiatri, psicoterapeuti e assistenti sociali.
Attraverso la psicoterapia familiare, la famiglia del giocatore d’azzardo sarà considerata una risorsa e verrà sostenuta in un duplice compito: da un lato dovrà affrontare gli aspetti economici, dall’altro dovrà mettersi in discussione ed essere aperta ad una ristrutturazione. Per quanto riguarda l’aspetto economico dovrà controllare e monitorare il comportamento del giocatore nel mantenimento dell'astinenza dal gioco. Rispetto al lavoro di ristrutturazione, dovrà affrontare il duro compito di mettersi in discussione, e capire che funzione che ha avuto per la famiglia avere un elemento patologico, che vantaggi o svantaggi ha portato, e cosa succederebbe se lui cominciasse a star meglio e ad essere più presente nella vita della famiglia, avendo un ruolo più attivo, condividendo le decisioni e le responsabilità. Chi si ammala si fa carico in maniera eccessiva della malattia e del disagio della sua famiglia, preservandola dalla disgregazione e dall’annientamento. Una volta emerso tale aspetto, attraverso un lavoro di ristrutturazione di ruoli e funzioni, si potrebbe trovare un equilibrio più sano, così da poter favorire la crescita non solo dell’ex giocatore d’azzardo, ma di tutta quanta la famiglia.
Psicologo, Psicoterapeuta - Roma
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