Autismo, che cos'è?
Negli ultimi dieci anni la ricerca ha rivisitato le principali teorie sull’ autismo focalizzandosi sulla complessa interdipendenza tra stile cognitivo di apprendimento, comprensione sociale, apprendimento del linguaggio e forme della comunicazione. Le spiegazioni sull’ autismo non si focalizzano più sull’ individuazione di un tipo di carenza in particolare, sia essa cognitiva, linguistica e sociale. Le proposte odierne sono più olistiche e sfaccettate e tengono conto delle interrelazioni tra le diverse aree di sviluppo. I sintomi nucleari dell’autismo - vale a dire le relazioni sociali e comunicative - vengono esaminate nell’ ambito del loro contesto naturale: la comprensione sociale e le interazioni socio-comunicative. Il risultato è che il trattamento può applicare queste nuove conoscenze, affiancando a strategie che considerino la prospettiva del bambino e il suo contesto sociale, le opzioni di intervento che si sono già rivelate valide per l’educazione dei bambini con autismo.
Le strategie per migliorare i successi sociali includono materiali didattici aumentativi, la prevedibilità dell’ambiente e le variazioni possibili nelle interazioni socio- comunicative tra adulto e bambino e coetaneo-bambino. Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i Disturbi dello Spettro autistico interessano 1 persona su 150. Anche se le cause biologiche non sono ancora state individuate con precisione, attualmente sappiamo che il Disturbo Autistico (la forma più grave di questa classe di disturbi) è un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo, caratterizzato da una costellazione di sintomi che vanno dall’ alterata percezione degli stimoli di natura sociale (ad esempio la percezione della direzione degli occhi, delle informazioni veicolate dai volti, delle espressioni facciali, delle emozioni e dei gesti comunicativi) alla compromissione del linguaggio e della comunicazione verbale e non verbale, dell’interazione sociale, agli interessi ristretti e comportamenti ripetititivi che spesso rendono l’adattamento ai diversi contesti di vita molto complessi per queste persone. I disturbi dello spettro autistico si manifestano dalla prima infanzia e durano per tutta la vita, con evoluzioni diverse da individuo ad individuo (Coleman, 2003; Cohen et al., 2004; Lambiase, 2006).
E’ pertanto necessario un intervento quanto più precoce possibile e permanente, per garantire a queste persone un sostegno concreto ai loro progetti di vita. Per una persona con Spettro Autistico è fondamentale poter accedere precocemente e per tutta la vita ad un serio percorso di educazione speciale: l’educazione è l’unico strumento concreto attraverso il quale può acquisire e implementare le competenze indispensabili per condurre una vita quanto più autonoma e indipendente possibile (Peeters, 2000). Le persone con sviluppo neurologico tipico acquisiscono numerose competenze spontaneamente, per semplice osservazione, tramite l’imitazione e la sperimentazione (Micheli,
2004). Inoltre, come sostiene Volkmar (2004), le persone con sviluppo neurologico tipico “vengono al mondo con la motivazione e la capacità per cominciare a stabilire un’immediata relazione sociale con chi li cura”. Sono, dunque, dotate della capacità genetica di acquisire naturalmente quei comportamenti intersoggettivi che stanno alla base della socialità umana. Ciò non avviene con persone con Disturbi dello Spettro autistico che necessitano di percorsi di insegnamento esplicito delle abilità di comunicazione, di relazione e, più in generale, di autonomia. L’educazione speciale ha, dunque il compito di aiutare una persona con Disturbi dello Spettro Autistico, ad implementare le proprie abilità nelle diverse aree di sviluppo, utilizzando al meglio le proprie competenze e riducendo le specifiche difficoltà attraverso programmi e interventi mirati a favorire il massimo livello di autonomia ed inclusione possibili (Ianes, Zappella, 2009). In risposta alla complessità delle richieste dell’ambiente, alla difficoltà nel comunicare bisogni, desideri ed emozioni nonché ad alterazioni percettive, i soggetti con Disturbo delle Spettro Autistico mettono in atto comportamenti problema. Questi si riducono drasticamente quando la persona incontra un ambiente organizzato in modo chiaro e comprensibile, anche attraverso l’utilizzo di supporti visivi per la comunicazione, secondo i principi dell’educazione strutturata. Un valido intervento educativo scolastico per la riduzione/eliminazione dei comportamenti problematici e per l’integrazione della persona con autismo deve prevedere la condivisione degli obiettivi con la famiglia, l’osservazione sistematica del comportamento nei diversi contesti, la valutazione costante delle variabili che contribuiscono ad innescare o mantenere questi comportamenti, l’analisi funzionale degli stessi e l’insegnamento di modalità comunicative e relazionali più adeguate e funzionalmente equivalenti (Bregman, Gerdtz, 2004).
Qualsiasi intervento educativo realizzato con e per la persona con Disturbi dello Spettro Autistico deve rispettarne prima di tutto le caratteristiche uniche e peculiari, aiutandola a divenire il più possibile protagonista del proprio progetto di vita. Pertanto, una fase preliminare del lavoro si è concentrata sull’ osservazione delle aree di funzionamento del bambino con l’obiettivo di individuarne le potenzialità e le aree più disorganizzate che sottostanno alla manifestazione di comportamenti problema.
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