Domande e crisi esistenziali... Ansia e attacchi di angoscia e pianto, come fare?
Salve mi chiamo Ginevra e sono una studentessa di psicologia laureanda al terzo anno della triennale. Vado dalla psicologa da tre anni con andamento mensile e da novembre, da quando sono iniziati questi problemi vado ogni settimana. (essendo pubblico è malleabile come orario). Premetto che la terapia fino a novembre ha giovato su buona parte della mia vita e mi ha fatto essere meno ansiosa su tutti i fronti. Ma da novembre mi sono svegliata di colpo un giorno con domande sull'inutilità della vita, la morte e cose che non mi sono mai passate per la testa. Avevo tutto un progetto di vita riguardo la magistrale e ora ho paura di laurearmi perché ho perso completamente l'interesse per ciò che studio. A gennaio sono stata malissimo con attacchi di ansia somatizzati, crisi isteriche e depersonalizzazione che però grazie alla terapia ho risolto ampiamente (sto andando anche a quella di gruppo) solo che ancora oggi dopo mesi e mesi mi porto gli strascichi e quando mi capitano cose belle come vedere il mio ragazzo con il quale ho una relazione a distanza o passare un esame con buoni risultati etc non sono soddisfatta oppure piango etc. Premetto che dalla terapia è uscito che non riesco a godermi le cose e a buttare fuori le mie emozioni e quindi questo periodo dovrebbe essere una specie di periodo in cui apprendo come fare a regolare le mie emozioni però se per tre anni con la terapia sono stata benissimo perché ora sto malissimo? Sono svogliata non trovo senso e molto spesso mi fa schifo tutto. E mi fa schifo che io veda la vita così perché l'ho sempre trovata bellissima. Mi sento ingrata e un po' superba etc e sento come se non riuscissi a uscirne perché appena sto un po' bene poi sto di nuovo male e mi vengono in mente paure assurde come quella di morire, di potermi suicidare, di poter far del male a qualcuno di non riuscire ad essere empatica e che mi faccia schifo il percorso di studi che ho sempre amato ovvero psicologia. Ho cominciato ad andare dalla psicologa tre anni fa proprio per togliere determinati limiti ed essere una brava nel mio campo e ora ho crisi uguali alla roba che studio e mi fa schifo ciò che studio. Ditemi che ne esco e che troverò ciò che mi fa stare bene perché ora mi sembra impossibile. Mi sveglio molto spesso dicendo che palle oggi non mi va non riesco non posso rimanere a dormire? Ho gli esami e studio alla cavolo cosa che non ho mai fatto. Cerco di perdere tempo per far passare la giornata. Certo è che ho acquisito molta consapevolezza di ciò che accade nella mia famiglia che prima di entrare in terapia ignoravo completamente. E penso non siano state cose facili da mandare giù. È normale che dopo che si stia bene in terapia poi si stia così male? Inoltre ho un rapporto di amore e odio con la mia terapeuta. Grazie a chi risponderà.
Gentile Ginevra, nella sua lettera tocca molti aspetti della sua vita che, forse, andrebbero distinti meglio.
Per prima cosa afferma di andare dalla psicologa da alcuni anni, con un incremento nella frequenza delle sedute da alcuni mesi a questa parte: sembra che il trattamento le abbia giovato e le stia giovando, anche se non è del tutto a suo agio nella relazione ("ho un rapporto di amore e odio"). Ogni relazione, compresa quella terapeutica, è fatta di tante componenti e non è mai lineare, omogenea. Ha parlato di questi aspetti con la sua psicologa? Cosa pensa possa darle un portale come questo che non possa darle la terapeuta?
Quanto alla scelta dell'Università: purtroppo è molto frequente che il percorso di studi scelto risulti deludente rispetto alle aspettative, per i più svariati motivi. Lei dice "ho crisi uguali alla roba che studio": probabilmente vede rispecchiata la sua sofferenza in alcune tematiche incontrate all'università e questo può averla un po' spaventata. L'oggetto di studio della psicologia è proprio la mente umana, quindi chiunque vi si approcci troverà, in qualche misura, questo riflesso di sé. La invito, se non l'ha già fatto, ad approfondire questi vissuti in terapia.
C'è, poi, la paura di laurearsi: la laurea è un traguardo (anche se parziale), un passo verso la vita adulta e la definizione di sé. Non c'è niente di strano a spaventarsi di questo. Peraltro, se ho capito bene, i sintomi più invalidanti li ha già superati. Continui con fiducia il suo percorso terapeutico (anche quello di gruppo, visto che la aiuta). Molti auguri.