Bambino di 8 anni si distrae a scuola
Mio figlio ha 8 anni e frequenta la quarta elementare. Ha iniziato le elementari a 5 anni e mezzo (è nato a Marzo) e nonostante questo ha avuto un buon profitto ottenendo nei primi tre anni la media del 9. Ammetto che è il più piccolo della sua classe ed anche il più immaturo. Per ottenere questi risultati gli sono dovuta stare dietro tutti i pomeriggi a studiare assieme a lui e a farlo esercitare sempre. Fin dall’inizio però ho sempre notato che in classe nonna si concentrava e soprattutto non stava attento alle maestre, tant'è che puntualmente a casa dovevo spiegargli nuovamente la lezione del giorno (era solo attento alle lezioni delle sue materie preferite, per esempio scienze). Molto spesso non ricordava nemmeno il materiale da portare (che la maestra aveva detto in classe) se non era scritto sul diario, dimenticava un libro o un quaderno in classe e quindi ogni pomeriggio mi toccava chiedere alle altre mamme i compiti per casa o se c’erano novità. Non mi raccontava niente di ciò che accadeva in classe. Quanto all’uscita gli chiedevo cosa avessero fatto mi rispondeva sempre che non ricordava. Alle riunioni le maestre mi dicevano sempre che è un bambino che va bene a livello scolastico , molto educato, non disturba e non chiacchiera solo che ogni tanto si perde nel suo mondo! Ed è proprio questo il problema..adesso è in quarta e la scuola è iniziata da poco ma già sono preoccupata perché dai primi compiti svolti in classe si evince la sua disattenzione. Un compito di matematica svolto correttamente ma non come voleva la maestra, mi lascia intuire che non è stato attento alle sue parole mentre spiegava il procedimento. Anche oggi, la maestra di italiano ha d affrontato un nuovo argomento e ha fatto svolgere un compito, ma lui l’ha completamente sbagliato. Arrivato a casa le ho spiegato la lezione e glielo ho fatto rifare, lo ha fatto tutto giusto. Anche quando lo faccio esercitare a casa fa tutto giusto perché è concentrato. Quello che non sa fare proprio sono le composizioni personali, inventare un racconto o raccontare un evento o una cosa. Scrive per come parla e lui parla molto veloce perché è frettoloso. Lui è un bambino molto tranquillo, odia i rumori forti e la confusione, ha una forte passione per la natura e per gli animali ed è a tratti timido a tratti socievole e aperto. Ma è moltooooo insicuro. Con i compagni ha un ottimo rapporto. Ha un fratellino più piccolo di 5 anni e tra loro e amore e odio come tutti i fratelli che giocano assieme ma allo stesso tempo ci vuole un attimo per litigare. Come sport pratica il calcetto, ma anche li, il mister lo sprona ad essere più sicuro di se, ma invano. Io glielo porto perché vedo che si diverte, ma non è lo sport che fa per lui.
Quello che chiedo per questo calo di attenzione in classe e se mi devo preoccupare o se è normale dato che è più piccolo e quindi non ha raggiunto la maturità giusta. Cosa devo fare?
Gentile Signora,
provo a mettere un po' d'ordine fra le tante informazioni che ci ha dato:
-innanzitutto il bambino è un "anticipatario", cioè è andato a scuola prima di quanto previsto dal suo anno di nascita: sarebbe interessante sapere come mai è stata presa, a suo tempo, questa decisione, se su suggerimento delle insegnanti della materna, per interessi specifici dimostrati dal bambino o per altri motivi, E' piuttosto frequente -anche se ovviamente non scontato- che un bambino che va a scuola in anticipo sperimenti qualche difficoltà, non tanto sul piano didattico quanto sul piano emotivo o più generale (lei stessa dice che è "il più immaturo della classe"). E' possibile che non sia ancora riuscito a sviluppare quella "maturità" che gli farebbe vivere la scuola con maggiore consapevolezza e serenità.
-in secondo luogo lei afferma che "per ottenere questi risultati gli sono dovuta stare dietro tutti i pomeriggi ecc..": dal suo scritto sembra che lei si sia dovuta sostituire all'insegnante, riproponendo i singoli insegnamenti quasi quotidianamente e seguendolo passo passo nei compiti, cosa che continua ancora oggi. E' possibile che il bambino si sia abituato a farsi condurre da lei nei compiti e nelle spiegazioni, non sperimentando un'autonomia basata anche sulla possibilità di sbagliare e di farsi correggere dalle insegnanti. Le insegnanti sono a conoscenza di questa vostra consuetudine? Questa impossibilità di fare da solo induce insicurezza, perché il bambino finisce col pensare che senza qualcuno che lo segue come un'ombra non potrà fare nulla.
-riguardo ai componimenti personali: raccontare o inventare storie è uno dei compiti più difficili da affrontare, perché richiede una certa capacità di autoriflessione, la consapevolezza dei propri pensieri e l'abilità di metterli "nero su bianco" con una coerenza logica; richiede anche una certa serenità interiore, una certa sicurezza ed autonomia. Non è una cosa che si impara dall'oggi al domani, ed è comune che i bambini non sappiano rispondere nemmeno a voce a domande generiche, appena usciti da scuola: il classico "cosa hai fatto oggi?" sortisce quasi sempre una risposta come quella che le dà suo figlio. Per imparare a raccontare e raccontarsi occorre esercitarsi a poco a poco su domande specifiche e che comprendano anche aspetti emotivi (ad esempio: non "Com'è andata la festa di Luca?" ma: "deve essere stata divertente la festa di Luca, qual è stato il gioco che ti è piaciuto di più"); occorre essere accompagnati alla lettura e alla comprensione di brani scritti, di complessità crescente (di solito è un grosso lavoro che si fa a scuola, nelle ore di italiano); occorre leggere libri in autonomia o anche farseli leggere dall'adulto per aumentare le competenze linguistiche, arricchire il lessico ecc..
-infine lei parla del calcetto come di uno sport "che non fa per lui" e del mister che "lo sprona ad essere più sicuro di sè, ma invano". Perché scegliere uno sport che non sembra adatto a lui? Che significa essere "spronato ad essere sicuro di sé?". Lui che sport vorrebbe fare? Avete provato a chiederglielo?
Ho l'impressione che suo figlio abbia bisogno di imparare ad appropriarsi un po' di più di se stesso, dei propri gusti e delle proprie passioni. A mio parere dovreste (voi genitori) cercare un confronto con le insegnanti per iniziare a sganciare il bambino dal suo aiuto quotidiano nei compiti, cercando insieme strategie per sviluppare le sua autonomie in diversi campi (Scrivere compiti e materiali sul diario, svolgere il lavoro a casa, avere piccole mansioni in classe ecc). Anche a casa si potrebbe provare a dargli alcune semplici mansioni e vedere come va.
Non è facile dare indicazioni più precise per iscritto, sicuramente vi giovereste anche di un sostegno alla genitorialità (quindi senza coinvolgere il bambino), ma spero di averle dato qualche utile spunto di riflessione.