Desiderio di un terzo figlio e paura della reazione del primogenito.

Salve,
Io e mio marito stiamo pensando ad un terzo figlio.
Abbiamo già 2 bambine di 7 e 5 anni. Tra loro c'è un bellissimo rapporto, si cercano tanto e vanno molto d'accordo, anche se a volte, ciclicamente, passiamo un periodo di circa 20 gg/1 mese in cui pare che all'improvviso si detestano e ogni scusa è buona per discutere su ogni cosa; poi così come è iniziata per fortuna tutto passa e torna il sereno.
Mio marito è un padre molto presente, gioca tantissimo con loro, mi aiuta con le cure personali (come prepararle per la nanna, la mattina per andare a scuola, i bagnetti.. ), andiamo sempre insieme a tutti i colloqui di scuola e asilo.
Da un po' di tempo stiamo pensando all'ipotesi di un terzo figlio, io ho la fortuna di avere un lavoro part time e l'aiuto dei nonni. La seconda di 5 anni desidererebbe tanto un fratellino/sorellina, ma quello che ci preoccupa un po' è la reazione della primogenita. La prima volta che glielo abbiamo accennato ci ha risposto con un categorico NO, dicendo che non vuole sentire urla e pianti tutto il giorno (che probabilmente ricorda quando è nata la sorellina, lei aveva 2 anni e ancora non andava all'asilo, sicché nei primi mesi più intensi lei era con me tutto il giorno). Le ultime 2 volte in cui è tornato fuori il discorso era meno decisa; abbiamo avuto esperienza di una coppia di cari amici che avendo già un figlio di 8 anni hanno avuto un secondo bambino, e quando le abbiamo chiesto se sarebbe piaciuto anche a lei averlo, ci ha risposto "basta che sia femmina sennò mi distrugge tutta la cameretta". Come dobbiamo comportarci noi genitori? Dobbiamo rinunciare all'idea del terzo figlio visto che la primogenita non esplode di gioia come la seconda? Oppure possiamo fare qualcosa ed essere fiduciosi che col tempo imparerà a volergli bene?
Grazie in anticipo per il vostro aiuto.

Gentile Valentina, 

In tutta sincerità non credo che una responsabilità grande come quella di avere, o non avere, un bambino vada 'delegata' ai figli già presenti in famiglia. In un caso o nell'altro, si tratta di investire un bambino di un ruolo che non gli appartiene e che compete solo agli adulti, consapevoli (come mi sembra siate voi) dei propri desideri e bisogni e della loro realizzabilità. 

Per quanto sia comprensibile la vostra volontà di coinvolgere le bambine nel vostro bellissimo progetto, ho l'impressione che lei si preoccupi troppo delle eventuali reazioni negative della primogenita, al punto da essere pronta a rinunciare a tutto per evitare eventuali conflitti.

È possibile che per voi sia particolarmente faticoso affrontare gli aspetti conflittuali delle relazioni, come traspare ad esempio nella prima parte della sua lettera: qui lei racconta i periodi "ciclici" di litigi e discussioni tra le sorelline, che vi mandano un po' in crisi fino a quando passano e finalmente "torna il sereno". Allo stesso modo accenna alla piccola che "esplode di gioia" all'idea del fratellino, mentre l'altra no.

Credo che la famiglia sia proprio il luogo giusto per imparare che il cielo non è sempre sereno, che i litigi accadono ma poi si fa la pace, che non esiste solo la gioia assoluta ma anche la gelosia, la contrarietà, il dispiacere e tutti gli altri sentimenti. Si impara che non accade solo ciò che vogliamo e che ci aggrada, ma anche qualche cosa di diverso che, chissà, ci può positivamente sorprendere.

In una parola, si incontrano i limiti della realtà e si impara ad apprezzarli o, comunque, a non esserne sopraffatti. 

In sintesi, se lei e suo marito siete in sintonia sul progetto di allargare la famiglia e sentite profondamente questo desiderio, affrontatelo con serenità e date alle vostre figlie un'opportunità di crescita e un regalo per la vita. 

I miei migliori auguri