Soffro di uno stato di depressione ormai da diversi anni
Salve scrivo perché in preda a forte disperazione. Soffro di uno stato di depressione ormai da diversi anni, non ho più stimoli per nulla, la mia è quasi una vera e propria morte interiore. Tutto ha avuto inizio durante il terzo anno di università. Ero sempre stato un ragazzo casa e studio, anche durante le scuole. Tutto dedito a rendere felici i genitori, mai una gioia personale, mai una fidanzata, mai un viaggio (ad oggi non ho mai preso l'aereo), mai esperienze di alcun tipo (preciso sono anche figlio unico). Inizio a avere una crisi esistenziale proprio in quel periodo, ed assieme a me mio padre inizia pure lui un processo di trasformazione dovuto alla sua malattia, il diabete, ma anche per suoi problemi personali con la madre e le sorelle. Lui è sempre stato un padre aggressivo ma ad un certo punto è diventato a tutti gli effetti distruttivo. Fa liti gigantesche a casa rompendo tutto, roba che ben due volte sono stati chiamati i carabinieri, finché alla fine se ne va di casa ed il nostro rapporto da lì inizia a incrinarsi sempre più fino al punto che non ho quasi più contatti con lui. In compenso ricevo continui ricatti da parte sua, specialmente di tipo economico. Quando vado a trovarlo mi tratta male, ho paura a rispondergli potrebbe essere vendicativo. L'università, che era diciamo la mia fonte di orgoglio personale è andata a farsi friggere, sono a 28 anni che cerco di completare la specialistica, conscio di avere una carriera rovinata ed i sogni di lavorare all'estero e farmi una carriera fuori infranti. Oggi non riesco più nemmeno ad aprire un libro ne mi sento più capace di pensare e ragionare pienamente. Mi ero laureato con 110 e lode alla triennale in ingegneria e oggi non sono capace nemmeno di ricordarmi concetti elementari, mi sento un fallito. In più a 28 vedo la mia giovinezza, con gli anni più belli della vita, andarsene per sempre senza che io abbia goduto di storie d'amore, amicizie piene o altro. Con le rughe che iniziano ad arrivare e i capelli che cadono vedo i giovani godersi la vita e i miei coetanei andare avanti. Mia madre soffre anche, non abbiamo continuamente discussioni perché siamo soli a lottare contro quello che io definisco quasi un destino surreale, un incubo materializzatosi reale ed al quale sopravviviamo ognuno coltivando sue piccole passioni ma che di fatto sono solo acquafresca rispetto ai grossi problemi che abbiamo. Sono attualmente alla quarta psicoterapia, iniziata da poco. Ho più fiducia nell'attuale psicologo perché a differenza dei precedenti due mi fa sentire meno male durante le sedute. Tuttavia ho difficoltà ad agire, ad aprire un libro e studiare, a fare qualcosa di concreto. Intervengono sempre pensieri di fallimento, di cose che vorrei dalla vita, scheletri dal passato a farmi mollare tutto e cercare conforto mettendomi al PC o sdraiandomi nel letto. Ho provato ad assumere psicofarmaci (sertralina) ma ho avuto brutti effetti collaterali di natura sessuale, anche chiedendo di cambiare farmaco lo psichiatra mi ha detto che la sertralina è il più pulito, se già quello mi provoca effetti collaterali allora per altri farmaci non se ne parla. Dico sinceramente che non so perché scrivo, forse la solitudine, oppure la disperazione. Medito spesso il suicidio, quello assistito in Svizzera perché non voglio soffrire, se non altro perché sono stanco, stanco di sacrifici di un passato metaforicamente “preso a pugni e poi deriso“ dagli eventi, fatto di rinunce, bullismo a scuola, perdite. E poi credo che non voglio vivere una vita fatta di rimpianti e perdite da elaborare. Io voglio una vita come tutti, ho fatte tante rinunce in passato perché pensavo che a qualcosa sarebbero servite, oggi non ho nemmeno la forza di compiere i miei doveri, sono demotivato. Esiste un modo per far crescere la motivazione? Se non ho più piaceri ma tanti rancori, continiare a vivere non è forse un auto-tortura? Grazie e scusate se ho scritto troppo.
Carissimo, sei già a buon punto! leggo che stai iniziando a sentirti un pochino meglio con il nuovo psicologo. Penso che il "buon" psicologo è quello con il quale si stabilisce un rapporto empatico e di fiducia, non colui che ti fa soffrire di meno. Perchè non c'e' guarigione senza sofferenza!