Confuso e infelice
Sono un uomo di 50 anni, padre di una bambina di 13 anni. Quando mia figlia aveva 18 mesi la madre mi ha lasciato per un altro uomo, un collega d’ufficio, con cui aveva già una relazione ancor prima che mia figlia nascesse. Questo episodio della mia vita mi ha segnato molto negativamente, facendomi perdere la poca autostima che avevo. Dopo sette anni di vita da single, crescendo praticamente mia figlia da solo, ho conosciuto la mia attuale compagna, Marisa, 53 anni, anche lei reduce da un matrimonio ultra ventennale (quando si sono conosciuti lei aveva 21 anni e lui 38, con cui ha avuto tre figli), da dieci anni divorziata ma con l’ex marito che la perseguitava, seguendola dappertutto (un paio di volte me lo sono ritrovato sotto casa minacciandomi) o istallandosi in casa sua con la scusa dei figli.
Inizio una relazione con Marisa che viveva in uno stato di panico perenne perché già non sopportava più lo stalking dell’ex e le violenze psicologiche di cui era vittima e causa del divorzio (lui ha tutti i tratti tipici del narcisista perverso).
Quando io sono entrato nella sua vita stabilmente, dopo sei mesi dal nostro incontro, l’ex ha capito che io non ero il solito flirt in cui si rifugiava Marisa per sfuggire alle grinfie del suo aguzzino e le sue visite indesiderate sono andate diminuendo, così come le centinaia di telefonate e messaggi che era solito inviarle giornalmente.
Dopo 4 anni le ho chiesto di sposarmi (proposta fatta romanticamente con tanto di weekend in un castello della Cornovaglia e anello con diamante). Lei sul momento mi ha risposto molto entusiasticamente di sí, ma dopo un po’ di tempo che io riprendevo il discorso, mi ha confessato che non può sposarmi perché l’ex ha una pensione da 6 mila euro (era funzionario delle Nazioni Unite) al mese e lei non vuole perdere la reversibilità, dicendo che sono soldi che destinerebbe ai figli. Io muto e accetto.
A distanza di 6 anni, l’ex ormai settantenne e malandato per via dell’alcolismo vive in pianta stabile in un’altra città, e da un po’ di tempo Marisa, dimenticando e perdonando 27 anni di soprusi e violenze psicologiche, ha ripreso i contatti con lui con messaggi giornalieri, video chiamate etc. giustificandosi che si sentono soltanto per ragioni legate ai figli (27-25 e 21 anni). Però, allo stesso tempo, è come se il suo amore per me fosse andato scemando. Abbiamo convissuto per un anno, ma mia figlia non si è adattata e abbiamo deciso di vivere separatamente ma nello stesso paese, a circa 200 mt di distanza. Ma un giorno lei, mi ha anche confessato che il fatto di vivere come una famiglia con me e mia figlia di 13 anni, la faceva sentire come se stesse tradendo i suoi figli e io mi sono invece chiesto se non fosse che si sentiva come se stesse tradendo il suo ex?
Le ho chiesto se per caso, visto che ormai l’avevo liberata dallo stalker forse il mio compito nella sua vita fosse esaurito e non le servisse più la mia presenza (visto che prima doveva chiamare la polizia per buttare fuori di casa l’ex mentre dopo gli bastava vedere la mia auto parcheggiata per darsela a gambe), ma lei mi ha ribadito in più occasioni che i suoi sentimenti per me non sono cambiati e sente che siamo una coppia forte. Io sento di amarla ancora, soffro della separazione, ma questa situazione mi procura molti dubbi e anche se non ci sposeremo mai, sarei stato felice con una convivenza, averla accanto tutti i giorni e non soltanto nei fine settimana, quando mia figlia sta con sua madre.
Non so bene cosa pensare, spero di avervi dato una descrizione dei fatti esaustiva e gradirei un vostro parere.
Caro Ettore,
nella storia che racconti parli di due amori importanti, quello con la tua ex moglie che ti ha tradito e quello con la tua attuale compagna che riporta, seppur in modo differente, di nuovo al tema del tradimento: si sente di tradire il suo ec marito vivendo una vita con te. Mi piacerebbe sapere come ti poni tu rispetto al tradimento.
Ti definisci confuso sul da farsi. Eppure, alla fine della tua richiesta dici chiaramente ciò che vorresti: saresti felice con una convivenza che non si limiti solo al fine settimana.
Mi colpisce, ancora, come nella tua ricca descrizione manchi una domanda finale. Cos’è che vorresti chiedere ad uno psicologo e, in altre parole, cosa vorresti chiedere a te stesso rispetto alla situazione che stai vivendo? Qual è il la domanda che non sei riuscito o non hai voluto formulare?
Credo che formularla apertamente possa essere un primo passo per uscire dalla confusione e, ti auguro, anche dall’infelicita’.
In bocca al lupo di cuore!