Dott.ssa Carmela Mastroianni

Dott.ssa Carmela Mastroianni

psicologo clinico, psicoterapeuta

La convivialità: un processo di condivisione e sviluppo.

L'organizzazione di una cena presuppone un mondo di significati come premessa della cena stessa.
Presuppone una cultura a cui facciamo riferimento, sia nella fase organizzativa, di preparazione dei piatti che nelle modalità di partecipazione alla cena.
Una cultura della convivialità che è ancorata al tempo in cui viviamo e alle dimensioni simboliche ed emozionali che condividiamo.

Nella parte organizzativa di una cena possiamo comprendere gli elementi del setting che chi organizza tiene a mente, curando gli aspetti fisici del luogo che accoglierà gli ospiti.
Oltre alla la configurazione spaziale che viene pensata e costruita da chi organizza un momento di condivisione, è una rilevante premessa per costruire le condizioni di un convivio, lo spazio mentale che organizziamo per pensare l'incontro con l'altro.

Preparare una cena quindi tiene in sé elementi di desiderio in relazione ad altre persone a cui si fa una proposta di condivisione e una buona cena ha a che fare con le competenze relazionali.
Non è scontato il modo in cui ci occupiamo di una cena, un aperitivo, un pranzo, un thè, ma è in relazione con la cultura di cui facciamo parte.

Pensiamo a quelle cene “free”, libere, con poche coordinate da tenere a mente, forse giusto il posto in cui si svolge la cena stessa. In queste cene l'orario di arrivo non è importante, si arriva “alla spicciolata”, quando si può e sembra che si stia insieme per incontrarsi, come si può, per comunicarsi che si sta insieme, che si appartiene a un gruppo.
Ci sono cene dove l'orario di arrivo è una premessa fondamentale, invece.

Si può trattare di cene formali, in cui il rispettare l'orario è in quel caso una conferma del fatto che si condividono determinate regole del gioco, che ci si riconosce in alcuni valori. In questo caso i valori sono a priori.

In altri casi l'orario è importante in relazione ai piatti che vengono proposti durante la cena, quindi in relazione alla specifica cena. L'accordo tra i convitati riconosce i piatti della cena come prodotti, rispetto ai quali si concorda che è utile, per goderne il gusto, arrivare in orario.
In questo caso, non si tratta di una prescrizione data della buone maniere, ma da un interesse condiviso alla partecipazione a una gustosa cena a rendere indispensabile ritrovarsi insieme all'orario indicato.

La preparazione di una cena quindi può stare in un assetto relazionale formale, prescritto da codici condivisi e riproposti nella cena stessa, può essere un modo per stare insieme per condividere un senso di appartenenza, e può anche essere un modo per partecipare a un prodotto.
In ogni caso non si tratta di un processo a una sola direzione, i convitati non fruiscono passivamente della cena, ma vi partecipano, costruendola, e diventando loro stessi organizzatori della stessa.

Una cena è una proposta relazionale che può essere fatta con diverse modalità a cui siamo chiamati a partecipare.

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