E' un approccio corretto per combattere gli attacchi di panico?
Buonasera, sono un ragazzo di 27 anni con un rapporto complicato con mio padre, i miei si sono separati che io avevo 5 anni e sono cresciuto senza il minimo affetto paterno, anche se ho sempre mantenuto un minimo di rapporto, negli ultimi anni a causa dei vizi dell'alcool e del gioco mio padre ha accumulato molti debiti e non sembra più in grado di autogestirsi quindi ho avviato una pratica di amministrazione di sostegno. Io inoltre ho un lavoro da circa 6 anni e a parte un po' di frustrazione non mi ha mai creato particolari problemi, per quanto sia abbastanza un lavoro stressante e di responsabilità. Per finire ho una relazione da circa 3 anni e mezzo e che negli ultimi tempi si è assopita in una volersi bene e aiutarsi reciproco senza amore e da agosto 2015 senza sesso, per quanto ci vogliamo un bene incredibile. Ora arrivo al dunque, a dicembre mentre ero in macchina che mi recavo da mio padre con ennesimi problemi e a una settimana dall'udienza per l'amministrazione di sostegno, ho avuto un attacco di panico ed essendo solo in auto dalla paura ho chiamato il 118 e sono stato portato in ospedale dove dopo aver constatato che “fisicamente“ non avevo niente mi hanno malamente invitato a calmarmi etc finendo per somministrarmi un calmante, dopo lo shock dei giorni seguenti, mi sono lentamente ripreso e ho evitato di vedere mio padre, di comune accordo con lui, dopo 3 settimane 1 mese senza attacchi di panico pensavo di essere “guarito“, finchè un giorno particolarmente stressante con violenti cali dei mercati finanziari, ho avuto un secondo attacco che sono riuscito a calmare dopo ore e solo con l'intervento di mia madre. Dopo aver eliminato la componente finanziaria del mio portafoglio per ridurre lo stress pensavo di aver risolto nuovamente i miei problemi, ma... un sabato di pioggia mentre ero andato a lavoro in macchina ho avuto un problema che non sapevo in quanto tempo si sarebbe risolto e invece che finire alle 18:00 ono uscito alle 20:00 e dalle 19 in poi ha iniziato a venermi un'ansia incalzante che ho controllato fino alla notte, visto che il giorno seguente sarei stato da solo a lavoro in un posto nuovo ho avuto un attacco di panico notturno dal quale non riuscivo a calmarmi, per paura di non riuscire a guidare e a lavorare per via del panico, così ho chiamato mia madre alle 6 di mattino e mi è venuta a prendere e mi ha accompagnato a lavoro che sono riuscito a svolgere senza ulteriori ansie. Per finire ho rimesso in discussione tutta la mia vita, ho deciso di prendermi una pausa dalla mia relazione sentimentale. E' stata una tragedia in quanto c'era un forte legame per quanto non si potesse parlare più di vero amore in quanto da tempo non c'era più sesso ne passione...probabilmente nemmeno amore, ma la consapevolezza di esserci sempre uno per l'altro e la routine di coppia. E' passato solo un giorno dalla rottura ma tra pianti e sconforto ho deciso di provare a vedere se potesse essere questo il problema. Sono talmente determinato nel combattere gli attacchi di panico senza arrendermi agli psicofarmaci, che sto affrontando tutto quello che penso potrebbe non andare bene nella mia vita...è una sensazione strana, il mio corpo si ribella ai comandi della mia mente, io avevo scelto che quella vita con quella routine mi andasse bene, ma il mio corpo mi sta obbligando a rimettere tutto in discussione. Secondo voi è un approccio corretto per combattere gli attacchi di panico? Grazie mille per l'aiuto Alessio
Gentile Alessio, l'attacco di panico in questo caso può essere considerato come un sintomo di una situazione ormai tropo complessa e difficile. Purtroppo nel momento in cui arriva un attacco di panico si rischia di innescare i centri dell'apprendimento e si rischia di cronicizzarlo in una triste sequela di vissuti che possono diventare invalidanti. Va gestito con un'adeguato trattamento (con strumenti cognitivo comportamentale ). Purtroppo spesso viene sottovalutato, si interviene in maniera sbagliata e persino in pronto soccorso non danno le corrette indicazioni per cui si vaga nel disagio crescente anche per diversi anni prima di affrontare il problema. Tuttavia è un disturbo i cui dati epidemiologici dimostrano che, nonostante sia estremamente diffuso, è anche risolvibile se trattato adeguatamente. Per qualsiasi altro chiarimento resto a disposizione.
Psicologo, Psicoterapeuta - Genova - Savona