Caro Agostino, comprendo che questa sua paura crei un gran disturbo, un'inquietudine. Nello stesso tempo è anche un segnale, il segnale che qualcosa dentro di sè sta suonando, come se avvertisse un pericolo. Lei riporta questo ricordo di bambino, quando è stato rinchiuso nello stanzino per tre giorni. Le consiglio di riandare a guardare quel ricordo, di cercare di capire cosa sia realmente successo e cosa la sua mente vi ha appoggiato, cosa ha provato, quali sentimenti, fantasie, riflessioni. Se devo fare un'associazione, mi verrebbe da pensare che forse l'imminente convivenza con la ragazza le faccia temere di essere nuovamente rinchiuso nello "stanzino", che forse teme di sentirsi perso, in gabbia, messo al buio! La luce è rassicurante, permette di vedere e di controllare, quindi di non lasciarsi andare del tutto. Forse in questo momento, la vita le chiede di tuffarsi, di lasciarsi andare in vari ambiti e questo è sicuramente spaventoso. E' naturale essere spaventati da nuove esperienze, da situazioni mai vissute e forse può fare un bilancio fra ciò che desidera e ciò che teme, ciò in cui val la pena di buttarsi e ciò in cui vuol preservarsi, quanto guadagna e quanto perde. La condizione più frequente dell'uomo è proprio l'ambivalenza, cioè la compresenza di emozioni diverse e questo rende sempre difficile vivere alcune condizioni. Ci rifletta un pò su e veda cosa ne può saltare fuori. Forse può imparare ad avere fiducia in sè e a capire che la fiducia fornisce una luce diversa alle cose e che non ha bisogno del chiarore di una lampada.