Cara Stella, capisco bene che deve essere stato un calvario! Credo che sia un grande choc! Quando un figlio nasce si sogna e si progetta il suo futuro, si guardano le sue prime sperimentazione verso il mondo, le sue reazioni verso noi, si adora ogni loro piccola deliziosa espressione. Invece la vostra piccina vi è stata sottratta brutalmente dal tumore e così presto, sottoposta a tutti quei trattamenti così duri e invasivi. Non deve essere stato per niente facile riprendere in mano la relazione e la progettazione futura, sua e vostra. Non deve essere stato facile riconoscere nella piccola così martoriata, vostra figlia! In tutto questo, comprendo bene che lei Stella voglia un altro figlio e comprendo anche suo marito che non ne vuol sentir parlare. In queste situazioni scattano tante emozioni e tanti tipi di reazioni. Ci sono vari motivi per cui un genitore può voler un altro figlio e tante altre per cui non ne voglia neanche parlare. Si può desiderare un altro figlio per tutti i motivi per cui lo vogliono i genitori che hanno un percorso evolutivo coi figli del tutto naturale. In più lo si può volere per altri motivi più specifici, come dare un appoggio in più alla figlia con handicap, quando i genitori non ci sono più, si può volerlo per dimostrarsi di essere buoni genitori, di essere capaci di generare figli sani, per verificare com'è fare i genitori di bambini senza particolari intoppi, per la paura che la bimba muoia e si rimanga senza figli. Così, nello stesso modo agli usuali motivi per non volere un figlio, si aggiungono a tutti quelli legati alle paure specifiche del vostro vissuto, ovvero la paura di far un torto alla prima figlia, la paura di essere puniti per averne voluto un altro, la paura di non avere abbastanza tempo per la bimba con handicap, la paura che il tumore si ripresenti, la paura che nasca un altro figlio malato, ecc. Poi se ci riflette sono gli stessi motivi, ma che in lei portano ad una conclusione, in suo marito ad un'altra. C'è tanta tanta paura. Forse Terrore! Entrambe siete legittimati. Non c'è dolore più grande di quello della morte reale o presunta o possibile del proprio figlio. Credo che voi abbiate subito uno choc, un terremoto emotivo e probabilmente non ne siete ancora usciti. Talvolta, quando le cose riprendono a funzionare, si va avanti e non ci si rende conto che vi sono tante tematiche, tante emozioni rimaste imprigionate dentro di noi, che non hanno trovato spazio. Nell'urgenza del corpo e della malattia i nostri vissuti, le emozioni, le paure non vengono ascoltate, vengono messe da parte, quasi fossero inesistenti o inutili. Non è così! Le emozioni sono ciò che realmente ci muovono e dettano la qualità del nostro muoverci, dei nostri desideri. Penso che entrambe dobbiate confrontarvi con queste tematiche, in questo potete farvi aiutare da un esperto. Vi aiuterà a rimettere le cose al giusto posto e ad indagare i motivi per cui ciascuno di voi arriva alla conclusione: voglio un figlio/non lo voglio. Credo che lei Stella ha tutto il diritto a desiderare un figlio come tutti i genitori del mondo! Ha diritto a desiderare un figlio sano e una crescita più lineare. Non c'è niente di strano, nè di cui vergognarsi o sentirsi in colpa per questo! Lei desidera un'altra vita! E' importante però che guardi dentro di sè e vada a togliere a questo suo desiderio, quel peso che non gli appartiene. Ben venga un altro figlio, ma non per sopperire a qualcosa che c'è o non c'è stato. Ben venga per sè, per l'altra figlia, perchè le relazioni insegnano a tutti, fanno crescere, perchè anche i problemi aiutano a migliorare. Non si scoraggi e riprenda con calma il discorso con suo marito, confrontatevi sulle emozioni, su cosa avete vissuto nella vostra dura vicenda, vedrà che si aprà la strada del confronto e della comprensione reciproca e ... della decisione in merito. Più di ogni altra cosa ora, è importante darvi spazio, ascoltare le cose inascoltate di voi stessi e dell'altro. Datevi tempo e un pò di serenità. Di seguito, la progettualità farà il suo corso! Un caro saluto