inserimento al nido e future problematiche
Buongiorno sono mamma di una bambina di 16 mesi ed oggi, al quarto giorno di asilo, si sono fatti vivi i dubbi e le perplessità. Mia figlia è una bambina curiosa e socievole, non ha mai avuto problemi a restare dai nonni, è sempre andata in braccio a chiunque, senza piangere, quando andiamo al parco mi lascia la mano per giocare o andare dai bimbi, non ha mai pianto quando mi vede andare al lavoro. Durante le ore in cui sono a casa mi prende per mano e giochiamo insieme. Di notte si sveglia ancora per il seno. Svolgiamo qualsiasi attività con tranquillità (tranne quando ha sonno o fame!) tutto condito da entusiasmo e felicità.
A volte le capita di voler restare "accucciata" su di me. Posso dire che, con empatia e tenerezza, abbiamo trascorso 16 mesi senza che si presentassero attacchi di morbosità e paure. In questi ultimi tre giorni mi sembra invece cambiata. Piange quando vado al lavoro e la presenza di bimbi (ricercati prima dell'inserimento) al di fuori del contesto asilo, le crea delle agitazioni, piange e rimane attaccata a me. Penso di poter imputare tutto al metodo di inserimento dell'asilo, a mio parere: drastico! Racconto l'inserimento: il primo giorno mezz'ora di permanenza insieme alla nonna, il secondo giorno mezz'ora con la mamma e mezz'ora da sola, il terzo giorno un'ora da sola ed oggi quarto giorno un'ora e mezza da sola. Il primo giorno è stata curiosa. Il secondo ha interagito giocando con me, ma poi ha pianto molto sia al momento del saluto, che per tutta la permanenza con conati di vomito. Il terzo ha fatto fatica a voler entrare in aula e ha pianto quando ci siamo salutate, una disperazione, e quando sono tornata da lei era intenta a giocare, ma con aria triste. Il quarto giorno, anticipandole la mattina che saremmo andate al nido, sembrava convinta ma si è ripresentata la disperazione al momento del saluto. Ho temporeggiato ad andar via, fin quando ho sentito smettere di piangere. Parlando poi con l'educatrice ho scoperto che ha trovato pace in braccio a lei, tornando a piangere non appena si allontanava e che per tutta la durata ha tenuto il ciuccio in bocca. Quello che penso è che con questo metodo non ci sia adattamento, la bambina non credo si sia ambientata e sentita sicura. Forse sarebbe stato meglio un inserimento dolce e graduale. Questo più che un adattamento sembra un'imposizione. Non voglio che si senta abbandonata. Quello che chiedo a voi è: cosa ne pensate di questo metodo? Potrebbe essere un trauma per una bambina così piccola? E se sì, con quali conseguenze future? Come poterle fare e in quanto tempo farle dimenticare questa esperienza. Inoltre, considerando che a settembre cambierà asilo come devo comportarmi? Può sopportare un secondo inserimento se pur differente? A distanza di quanto tempo sarebbe preferibile? E al momento è preferibile sospendere, scriverla altrove o continuare così per non renderlo destabilizzante? Scusate il poema, ma considero importante la serenità di mia figlia!! Grazie mille in anticipo!
Gent.ma sig.ra,
grazie per il quesito che ha posto, poiché senz’altro interessa molte mamme nella sua stessa condizione. L’ingresso in una struttura pubblica come il nido segna senz’altro un passaggio importante e delicato per il bambino: è la prima vera separazione dalla madre e dal contesto familiare, cioè degli adulti della famiglia che il bambino conosce e di cui si fida. Per questo richiede una mediazione che i familiari stessi e quindi anche lei, quando accompagna e lascia la sua bimba affidata ad altri “sconosciuti”, può fare. Bisogna tener presente che per un bambino piccolo tutto ciò che non è “famiglia” è ignoto e quindi potenzialmente “minaccioso”; inoltre la percezione del tempo è molto più “estesa” per un bambino: Françoise Dolto diceva che per un bambino dell’età di sua figlia un giorno vale un mese. E’ estremamente importante accompagnare l’ingresso del bambino e la separazione da lui/lei con parole che esprimono con semplicità ma con estrema chiarezza quello che sta accadendo. Sono le parole che la madre dice, o chi fa la sua funzione, che possono preparare il bambino a quello che gli accadrà: sono le parole che usiamo con lui/lei che lo introducono nel mondo e, per questa via, lo “umanizzano”, cioè gli permettono di diventare un “essere umano” tra gli altri esseri umani. E’ dunque molto importante che lei verbalizzi alla sua bambina che la porterà in un luogo dove ci sono persone di cui lei si fida ed è per questo che può lasciarla a loro. Potrà parlarle della sua necessità di lasciarla per il lavoro, o per altro, ma anche del fatto che tornerà a riprenderla alla fine della giornata. Potrà qualificare in senso “positivo” le esperienze che la bambina andrà a fare in quel posto, i giochi e la conoscenza di altri bambini per es.: sarà tramite la qualificazione positiva di questo passaggio, mediata dalle sue parole, che la bambina potrà affidarsi alle cure di altri adulti, di “fiducia”, proprio perché così qualificati dalla madre, e dagli altri familiari, e aprirsi alle nuove esperienze che potrà fare socializzando in un ambiente nuovo. Parlando liberamente di questo alla bambina davanti al personale del nido, indirettamente trasmette anche il messaggio delle sue aspettative nei confronti della struttura che ha scelto. Ma se, diversamente, non si fida di questa struttura, sarà meglio sceglierne un’altra. Il potersi affidare passa necessariamente per le sue parole e dalle sue parole a sua figlia. Non bisogna credere che il bambino, per quanto piccolo, non capisca le nostre parole: bisogna fare la “scommessa” che le capisca e non si rimarrà delusi. Le consiglio di leggere il libro di F. Dolto, “Lorsque l’enfant paraît”, tradotto in italiano da Oscar Mondadori, con il titolo “Come allevare un bambino felice”. Risponde a tutte le più comuni domande di chi deve crescere un bambino con un linguaggio semplice e immediato. Si può trovare eventualmente nelle biblioteche (nel caso fosse esaurito) oppure su Amazon. Buon lavoro!