Sono tanto confusa ed impaurita, riuscirò a costruire una vita senza soffrire ogni giorno?

Carissimi,
oggi è una delle rare giornate in cui avrei voglia di chiedere auto a qualcuno, ed eccomi qua a scrivervi. Ho 35 anni e sono da molti anni confusa, intendo confusa perché non capisco davvero che cosa io sia o che cosa dovrei essere. 
Forse è il caso di iniziare dal principio, anche se ho tantissimi vuoti di memoria.

Da bambina piangevo sempre, avevo paura degli altri, come adesso. Verso gli 8 anni i miei genitori mi dissero che volevano separarsi, ma poi non l’hanno mai fatto, hanno continuato a stare insieme pur litigando continuamente. Nasce poi mia sorella. La mia nonna paterna è una specie di persona cattiva, ha fatto passare molte brutte cose a mia mamma. Non mi ha mai voluto bene, non vuole bene a nessuno. Sono cresciuta piangendo spesso, perché sin da bambina avevo timore di stare con gli altri e non appena ci stavo volevo tornare a casa. I bambini facevano giochi e cose che a me non piacevano, perché preferivo stare sola, ma non potevo.

Crescendo, a me piaceva ascoltare musica e leggere libri sul nuoto, ma a casa mia nessuno era interessato a ciò, per questo iniziai molto piccola a lavorare per guadagnarmi i soldi per fare queste cose. Scelsi una scuola solo perché non avevo facoltà ancora lucida di scegliere, andai perché c’era una ragazza che forse poteva essere mia amica. Non fu così. Tutti mi prendevano in giro e non riuscivo a sopportare il dolore, perché ero diversa, perché non chiamavo mai nessuno a giocare o per uscire con i maschi. Non avevo interesse, ma i coetanei erano così.

Cambiai scuola per un corso serale e presi il diploma col minimo dei voti. Mia sorella non è mai stata con me. Inoltre in quel periodo mio padre ebbe una relazione con una ragazza. Non andavo più a scuola e nessuno lo sapeva. Dormivo per passare il tempo. Sola. Piangevo. Anni di lacrime. Non ricordo bene quando, ma un giorno iniziai a tagliarmi fortemente e solo così stavo bene. Per una decina di anni era il mio sfogo più bello, naturale, non posso negare che da quando, spontaneamente, senza capire ne sapere perché, ho smesso, mi trovo a dover lottare con la rabbia ed aggressività fortissima, che a momenti arriva e poi se ne va. Inoltre, mi trovo da qualche anno a dover convivere con degli sbalzi di umore e di personalità. Non so come definirli, ma so solo che passo da amore ad odio in pochi minuti.

Le mie amicizie sono state sempre brevi, tranne un paio che durano da un po, ma una ragazza è andata a letto con il mio fidanzato anche se l’ho perdonata. Perché tutti dicevano che ero troppo particolare per starmi dietro, perché uscivo poco, ascoltavo musica strana, andavo a nuotare da sola. Mi trattavano sempre male, mi confidavo e tutti mi tradivano. La gente si dimenticava subito di me, ed io soffrivo molto. Non ho mai parlato fino in fondo con la mia famiglia, perché nessuno mi capiva, provando a parlare finiva sempre in urla e grida e botte o in "Non ti manca niente".

Mia madre piangeva molto le mattine per litigare con mio padre. Un giorno mia nonna materna si ammalò e morì e mia madre soffrì molto e morì anche mio nonno sempre di malattia. Un giorno si ammalò anche mia sorella, ma guarì fortunatamente. Ho sofferto per tanti anni vicino a persone di famiglia, ammalate gravemente. Per questo, avevo paura di fare il medico, non ho mai avuto il coraggio di stare più negli ospedali. Con mia sorella non parlo mai e viceversa, ma parla con tutti e miei genitori la ascoltano e sono felici se lei c’è. Non provo gelosia ma solo dolore o tristezza, perché mi sento isolata, ma anche moltissimo amore ed affetto e rispetto. Tanti ragazzi si innamoravano di me perché ero buona e carina, io odiavo questa cosa e mi rasavo i capelli e mi rendevo brutta. Tutti mi cercavano, perché ero autonoma ed indipendente, tranquilla e bionda con gli occhi azzurri.
E l’inizio di ansia attacchi di panico continuativi e violenti, inizio di vertigini e pure fobie che qualcuno della mia famiglia morisse. A volte non dormo se mia sorella non rientra e penso sia morta. Ha avuto parecchi incidenti in strada e quando era malata ho sofferto. Penso anche di avere tumori al cervello, come nonna o di avere malattie intestinali, ma solo rare volte, non sempre. Faccio abuso di clisteri perché non vado in bagno. Ne uso tantissimi e mi rendo conto di non riuscire a farne a meno anche dopo un giorno. Non amo mangiare e mi peso continuamente anche se odio guardare l’aspetto fisico e non lo faccio per migliorarmi esteticamente, ma perché mi sento piena, come se avessi un peso dentro la pancia. E’come se mangiando ingerissi il male e non mangio carne perché amo gli animali. Non sopporto di vedere la tv e non riesco a stare in casa con le finestre chiuse, mai anche quando è freddissimo, è una claustrofobia strana, ascensori o stanze o macchina con finestrini chiusi, se in casa sto con i vetri chiusi sento un calore che sale alla testa e mi sento esplodere.

Io non sto mai male fisicamente davvero.

Mi sono innamorata di un ragazzo tantissimi anni fa e l’ho amato molto e non amerò mai più nessuno così, vorrò solo bene, ma lui non mi capiva e non mi stava mai vicino, non siamo mai nemmeno stati a fare qualcosa insieme, faceva tante cose da solo ed io ero sola, troppo sensibile per capire che non poteva essere il mio padre amico fidanzato fratello ed io non chiedevo mai, io non parlavo mai per paura mi rifiutasse. Così lo lasciai perché passavano giorni senza sentirci, ma l’ho amato tanto e non mi perdono per questo, non mi perdono perché non parlavo per paura, anche se davvero non eravamo compatibili e lui non mi ha mai cercata, penso ancora che se avessi saputo parlare ci saremmo trovati. Ma forse mi avrebbe lasciata perché non sono simpatica. Adesso sono fidanzata con un ragazzo buono, che mi vuole bene e mi accetta anche se non conosce tutto di me. Ma io non mi sento onesta. Non perché dico le bugie a lui, mai, ma lo vedo come un bambino, perché non ha lavoro e spesso non ragiona da adulto. Non sono mai stata venale, ma con lui mi arrabbio per i soldi. Non compro niente, mi vesto male e non mi curo esteticamente, cammino sempre con occhiali da sole e cerco di essere più brutta possibile, per non farmi notare. Pretendo che lui sia grande, adulto. Alcuni giorni lo adoro ed altri lo detesto e mi infastidisce la sua presenza. Come se durante il mese cambiassero i sentimenti ciclicamente. Io lavoro come aiuto cuoco, ho tre lauree, ma non ho mai fatto lavori per i quali ho studiato. Non ho mai avuto la forza di farmi vedere da nessuno e se parlo in pubblico arrossisco e mi sento male. Allora mi domando se può essere che non accetto lui perché non lavora per seguire il suo sogno ed io dentro di me soffro, perché non sono contenta di ciò che faccio? Ma si può essere così materiali? Spesso quando mi invade questo senso di detestarlo, penso al mio ex, lui lo vedo come l’immagine della perfezione, anche se non lo era, ma ogni volta diventa il mio rifugio e prego che possiamo tornare insieme un giorno, ma perché? <E' un tentativo di autosabotaggio, o è vero che lo amo ancora dopo 15 anni? Non riesco più a capire i miei sentimenti.


Sono stata fidanzata 3 volte, ed il secondo ragazzo era molto strano, inizialmente si mostrava per quello che non era poi si è rivelato, stava sempre in casa e dormiva di giorno, gli volevo molto bene, ma ho sofferto tanto, mi picchiava e mi tradiva con una donna. Non riuscivo a lasciarlo perché minacciava di uccidersi. Mia cugina ha fatto sesso con lui. E non sapevo nemmeno di avere una cugina. Ho ricevuto per tre anni minacce, stalking, foto scandalose sessuali e minacce di suicidi inviate per mesi ogni 2-3 minuti, tramite mail o telefoni sui quali anche cambiando numeri mi rintracciava. Tanti maltrattamenti ed insulti. Tanti pianti e tanta paura, ma sempre sola perché mi sembrava sciocco parlare.

Ho avuto 3 aborti in 4 anni, non mi piaceva mai fare l’amore, con nessuno, non sopporto che una persona mi tocchi, mi piacciono solo gli abbracci ed io abbraccio molto le persone, ma il sesso no, ma quando lo facevo nasceva una nuova vita dentro di me ed io senza dirlo a nessuno la fermavo. Non ne ho mai parlato. E mi sono chiesta come mai continuavo a fare questo, come lo cercassi io perché sapevo che prima o poi sarebbe capitato, perché se loro dicevano gli piaceva più senza protezione e io piangevo, ma lo facevo comunque. Nessuno dei ragazzi era responsabile per mantenere un figlio. Ma non ho dato a loro nemmeno la possibilità di saperlo. Ed io? Paura della vita. La colpa, senso di colpa. Non so più nemmeno distinguerlo. La paura. Ecco, la Confusione è questa. Stati d’animo altalenanti gioia, ansia, tristezza, buio, rabbia, serenità, tutto in un’ora. Le bugie per poter stare sola, la non partecipazione ai rapporti. L'aspettarsi cose da qualcuno, ma essere repulsiva all’affetto.

Mia mamma è molto buona e anche se non ho un rapporto confidenziale, ne di chiacchiere, la rispetto, non butto via nemmeno lo scotch che usa magari per un ragazzo di natale o un panino. Quando fa i regali agli altri io a volte li rubo dalle case per rimetterli nell’armadio. Però ha sempre avuto la tendenza a dire bugie, anche per piccole cose. Anche lei ha avuto altri fidanzati quando ero piccola, ma non ho mai fatto una colpa per i loro errori o desideri, però sono stata male. Loro hanno sempre lavorato e fatto tanto per crescerci. Da quando mia sorella è guarita i rapporti sono un po migliorati e loro davanti a lei hanno sempre fatto finta di essere felici, ma io sapevo tutta la verità invece. Da ragazzina stavo sempre fuori casa per non vedere i loro litigi e adesso da grande voglio stare a casa quando riesco per cercare di recuperare i rapporti ma non ci riesco mai. Piuttosto che crearli con il fidanzato, cerco di stare bene con i genitori, ma mi illudo sempre perché poi non mi calcola nessuno e sto sempre chiusa in stanza da sola. Il mio fidanzato ha una casa in affitto, che gli pagano i genitori e io non ci vado spesso. Anche con gli amici è così, mi creo aspettative di bellezza, spero che qualcuno mi chieda come sta e non succede mai. Non mi piace stare con molte persone o nel caos, ma i pochi umani con cui ho affetto, vorrei vederli ogni tanto. Non so che cosa devo, voglio, posso, fare nella mia vita. Volevo fare il medico, ma non avevo i soldi per pagarmi le rate e l’università fuori sede. Poi volevo essere tante cose, un farmacista, una nuotatrice, un medico legale, uno scienziato. Amo il mondo, ma odio il non riuscire ad amarlo. Tre lauree prese per cosa, sapevo non avrei mai lavorato con quelle. Perché mi piace imparare? Non lo so, non lo so perchè. Ora cosa faccio? Un ragazzo che vuole una famiglia con me, ma non lavora; la sua famiglia lo tratta come un bambino mantenendolo ed io sono arrabbiata quando vede gente al centro dell’attenzione che viene lodata. Quando le persone mi parlano, io credo sempre che stiano mentendo e che non siano reali, che facciano tutto per apparire, io che continuo a sperare in buoni rapporti con la famiglia e gli amici, ma loro hanno altre cose a cui pensare. Io ho alcune passioni e mi arrabbio terribilmente quando un mio fidanzato, all’improvviso, diventa anche lui amante delle mie passioni, mi esplode dentro una gelosia grandissima ed una rabbia indescrivibile. Qualcuno mi voleva portare in viaggio in Polinesia perché mi piaceva, ma io credevo che fosse solo per mostrarsi ai suoi amici di fare una cosa particolare. E così qualsiasi cosa un fidanzato faccia per me, non credo sia reale, se lo fanno solo dopo che l' ho detto io.
Non riesco ad accettare che lui si impossessi delle mie cose.
Lavoro tanto, nuoto, cammino e non riesco a fermarmi, perché mi sento in colpa, se sto seduta sul divano o se sto ferma, mi piango addosso e sono triste, perché so che vorrei fare altro, ma non so cosa, a parte stare fuori e camminare nuotare e che vorrei lui mi aiutasse a costruire un futuro diverso ma non si impegna per farlo ed io continuo a guadagnare qualcosa per cercare di costruire un sogno che non so nemmeno io cos’è. Io non capisco più niente. Sto sempre male nella mia vita e mi sento in colpa, perché non mi manca nulla realmente e vigliacca nei confronti di chi soffre. A volte vorrei stare male io. Davvero non trovo niente che mi sollevi, se non camminare o nuotare. Ma vivo in una zona industriale. E non riesco ad avere i soldi per comprare una casa con un po di giardino, il tempo passa ed i giorni sono tutti uguali, costruiti in maniera identica ed io che compro libri continuamente senza più nemmeno leggerli e sto in casa girando da una stanza all’altra, senza sapere il perché.
Che cosa devo fare? Non avrò mai possibilità di crescere ed avere una relazione serena od una mia famiglia? Penso ancora che il destino debba portarmi a quel mio primo amore, sono ancora convinta che anche lui mi ami, ma poi in realtà scopro che spesso sto bene con l’attuale ragazzo ed ho in comune con lui la sensibilità alle cose, basta una parola di troppo per farmi male e lui mi rispetta sempre, ma io non so se lo amo perché non so più cos’è l’amore. L’ossessione, l’idealizzazione?
Alcuni giorni sono serena, altri mi sembra di impazzire. Sono decenni che sto in questo bilico. Non capisco più cosa è la realtà, la mia realtà. Tutto mi sembra inutile, tutto mi pare banale. Persino l’amore è un incubo, perché mi fa rubare o essere gelosa. Appena finirò di scrivere mi accorgerò di avere fatto un’idiozia e che non ho bisogno di aiuto, se non smettere di lamentarmi, perché non mi manca niente, e non chiederò mai aiuto a nessuno, perché mi sembrerà inutile. Poi mi dimenticherò e tutto tornerà come prima.
Grazie per l’ascolto.

Carissima Marianna,

dal suo racconto sofferto emerge la storia di una bambina empatica  sensibile e intelligente, cresciuta in un ambiente familiare  in cui non ha avuto modo di essere apprezzata e valorizzata quanto avrebbe avuto bisogno. Le è mancato affetto, incoraggiamento protezione.  E’ vissuta in un contesto che non ha saputo comprendere quanto creativa  e preziosa fosse la sua originalità. Ha dovuto elaborare da sola quanto le accadeva intorno: litigi malattie dei familiari, la paura di perdere le persone amate,  emozioni troppo grandi per poter essere comprese da una bambina.  I bambini oltretutto spesso si sentono responsabili di ciò che accade in famiglia: pensano che i genitori litighino a causa loro, ad esempio, o che se fossero più bravi più simpatici più belli, più qualunque cosa, allora le cose andrebbero bene.

Da ciò che  racconta,  lei è cresciuta con l’idea di non poter contare su nessuno, forse di non meritare l’amore dei suoi genitori, di non valere niente, e questo la fa sentire come una foglia al vento.

Comunque sia, lei ha coltivato il suo amore per lo studio, per il sapere,  ama camminare,  lavora, si impegna. Da ciò che leggo ha tante risorse interiori che aspettano solo di esser conosciute e sfruttate.

L’essere umano fortunatamente è formato da tante parti e sfaccettature,  abbiamo parti sofferenti che gridano aiuto con rabbia e dolore, ma abbiamo anche parti serene, creative e piene di forza.  

In lei avverto come un urlo di rabbia e ribellione, che da una parte vuole negare ciò che di bello c’è in lei, e dall’altra però vuole scoprire a tutti i costi la propria verità.

 Tutto le sembra banale  perché ancora non ha trovato la sua vocazione, il suo scopo.  

Non riesce ad apprezzare gli altri perché non riesce ad apprezzare se stessa.

E.. ...sul fatto che non le manca niente vorrei dissentire. Potrei invece dirle che ci sono persone che nella vita lottano per raggiungere ciò che lei ha, ma ci sono anche molte persone per cui ciò che lei fortunatamente ha, costituisce invece una grossa gabbia da cui scappare per realizzare qualcos’altro, per realizzare davvero le proprie potenzialità.

E questo potrebbe essere il suo caso.

Quello che mi sento di dirle è di iniziare un percorso terapeutico che la aiuti a sciogliere la sua confusione,  la aiuti a conoscere, riconoscere e  fortificare le parti belle di se stessa, la aiuti a trasformare il suo dolore in forza positiva, per poter così trovare la sua strada.

Un abbraccio