Dott.ssa Simona Adelaide Martini

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Psicologo, Psicoterapeuta

La madre sufficientemente buona | Winnicott

Donald Winnicott (1896-1971), geniale psicoanalista inglese di stampo freudiano, ha avuto il merito di liberare la figura materna dall’incombenza del dover essere perfetta e infallibile per non cagionare irreversibili traumi alla propria prole.

Di formazione pediatrica, questo brillante uomo grande estimatore dei Beatles quanto di Beethoven, è riuscito a smantellare la figura della madre dispensatrice di cura e amore senza sviste, lacune, imprecisioni, per farne emergere una alternativa di madre imperfetta, ma sana e affettivamente presente. La madre “sufficientemente buona” è per Winnicott una donna spontanea, autentica e vera che, con (utilizzo a proposito con e non nonostante) ansie e preoccupazioni, stanchezza, scoramenti e sensi di colpa emerge come figura in grado di trasmettere sicurezza e amore.

Pur avendo “molte buone ragioni per detestare il figlio”, come diceva Winnicott, è una madre in grado di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni. Il vero pericolo, esprimerei come conseguenza di questi concetti, risulta piuttosto la mancata consapevolezza dei propri sentimenti e dei propri limiti. L’incapacità di vedere e vivere il proprio figlio, dopo un’iniziale necessaria fusione, come un essere separato da sé, e quindi passibile di emozioni sia negative che positive, rappresenta una pericolosa anticamera di possibili disagi psicologici. L’individuazione, cioè il percepirsi come persona a sé con le proprie caratteristiche, passa attraverso la separazione che, a sua volta, necessita di un processo di differenziazione che, infine, esige, in una sorta di circolarità dinamica e costruttiva, del riconoscimento di se stesso e dell’altro anche attraverso emozioni contrastanti e talvolta dolorose. Questo processo risulta fondamentale in ogni relazione. Nello stesso modo in cui risulta fondamentale focalizzare l’attenzione sulle difficoltà e le problematicità per poter elaborare una strategia d’intervento.

Il lavoro principale in cui dovrebbe impegnarsi una madre consiste proprio nell’accettazione delle proprie caratteristiche e peculiarità. Accettazione che non significa necessariamente approvazione (“come sono brava non potrei fare di meglio”) o adesione passiva e indiscussa (“continuo a farlo perché non so fare altro”), ma che può condurre alla consapevolezza.

Consapevolezza, a sua volta, significa sapere chi siamo e che cosa è possibile modificare per migliorarci (in quanto esseri umani, in generale, e genitori, nello specifico) e cosa, al contrario è parte integrante di noi, ci individua e, nel migliore dei casi, può essere gestito e controllato. Impegnarsi in questo difficile compito ha l’obiettivo di vivere più sicuri la propria genitorialità tenendo sempre presente che la sicurezza è un ingrediente fondamentale nella relazione e nell’educazione dei propri figli.
Scrive Winnicott “sarebbe d’aiuto chiarire alle madri che può capitare di non provare immediatamente amore per i propri figli o di non sentirsela di allattarli; oppure spiegare loro che amare è una faccenda complicata e non un semplice istinto”. Risulta quindi fondamentale fornire alle madri strumenti efficaci per poter accettare ciò che sono e ciò che fanno in quanto frutto del loro esserci in quel momento. Ciò significa rassicurare e aiutare a formulare pensieri positivi e costruttivi su possibili scenari di miglioramento.

“Mi miglioro se penso di essere in grado di farlo e se sono sicura di aver agito per amore e che qualsiasi ‘errore’ possa aver commesso non è altro che un pezzo, un frammento, una parte di un percorso in costruzione”.

Meglio riporre un mattone quando, d’istinto, pensiamo che sia necessario per costruire quel pezzo di casa che non farlo rischiando di lasciare un pericoloso buco. Necessario risulta, in seguito, allontanarsi e osservare, prima di continuare, se quel mattone si trova nel posto giusto e se è stato ben collocato. Si può eventualmente apportare delle modifiche e continuare sicuri nella nostra costruzione.


“Esperienza è il nome che diamo ai nostri errori” O. Wilde


Bibliografia

D.Winnicott Colloqui con i genitori, trad. Guido Taidelli, introduzione di T. Berry Brazelton, Milano: Cortina, 1993

D. Winnicott Sviluppo affettivo e ambiente: studi sulla teoria dello sviluppo affettivo, trad. Alda Bencini Bariatti, Roma: Armando, 1974

O. Wilde Aforismi Baldini Castoldi Dalai, 2006

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