Non riesco più a trovare un equilibrio da solo
Salve, ho 19 anni e scrivo perchè dopo un anno in cui si sono manifestati sintomi depressivi alternati a stati di euforia ed autoesaltazione non riesco più a trovare un equilibrio da solo. Sono omosessuale; premetto che ho avuto spesso un rapporto problematico con la mia omosessualità. Credo di aver risentito fortemente delle posizioni di mia madre a riguardo, una donna spesso triste, e in generale degli squilibrio famigliari (liti, problemi economici, tensioni, clima deprimente, poco sereno). Alle medie ho spesso manifestato atteggiamenti di arroganza e prepotenza, generando non pochi conflitti (c'è da dire che capitai in classe con un compagno delle elementari con cui sperimentai le prime pulsioni sessuali e fummo scoperti da mia madre, che mi vietò di frequentarlo). Negli anni ho imparato a modificare certi atteggiamenti, che mi hanno anche avvantaggiato nel profitto. Ho sempre avuto degli ottimi risultati, anche se, onestamente, credo siano da rapportare anche al contesto socio-culturale della scuola, della classe e ad altri fattori. Mi hanno spesso riconosciuto capacità critica, di esposizione. Ho sempre attraversato momenti di tristezza, ma più o meno ho quasi sempre fatto sì che le attività quotidiane non venissero intralciate. L'ultimo anno di Liceo, però, ovvero l'anno scorso, mi sono reso conto di essere arrivato al limite nel momento in cui mi ritrovavo a dover gestire troppe cose, tra cui la volontà di un tentativo di prima “relazione“ e l'assenza di disponibilità economica e quindi di mezzi, cosa che ha generato una sorta di conflitto con i miei genitori; una scelta universitaria, da fare seguendo le proprie attitutudini (capendo che cosa fosse alla mia portata) e i propri interessi, oppure puntando ad uno sbocco lavorativo (considerando il mio bisogno di indipendenza economica), e un esame di maturità da cui tutti si aspettavano il massimo. Ho perso peso, autostima e inoltre ho dichiarato la mia omosessualità ad una ragazza innamorata di me, che ha sparso la voce, causandomi un forte disagio. Oltre a questo, un ragazzo etero di cui mi invaghii al ginnasio venne a sapere del mio fantasticare su una possibile storia fra noi due. Ciò mi ha colpito profondamente, perchè è una delle questioni più intime della mia adolescenza, considerando che mi sono chiesto più volte se tale “passione“ fosse attrazione fisica oppure invidia per un aspetto virile e sicuro come il suo. Durante l'anno non riuscivo a concentrarmi, non mi andava di fare nulla, mi sono sentito incapace nel prepararmi ad un test d'ingresso e anche quando decidevo di darmi da fare, notavo di entrare in uno stato di esaltazione anomalo, quasi di onnipotenza. Cercavo un equilibrio ma proprio non riuscivo a trovarlo. Ho pensato più volte al suicidio, ho cominciato a fumare molto, ho fatto coming in famiglia cercando più volte il loro aiuto ma mi rendevo conto che erano anche in famiglia a corto di forze. Infatti mia madre è arrivata ad uno stato di acuta depressione, si è suicidata, salvandosi miracolosamente. Ho affrontato la maturità in una situazione difficilissima, tentando un recupero sfrenato e gira e rigira me la sono cavata molto bene e l'esame ha rispettato le aspettative (non quello che volevo io però: uno studio preciso ed organizzato). D'estate, grazie ad una borsa di studio, ho avuto la possibilità di studiare l'inglese a Londra e ho voluto sperimentare una sorta di distacco da casa in vista dell'Università ma anche lí ricadevo in sintomi depressivi, o mi sentivo apatico, o ansioso. Ho voluto continuare gli studi ma sempre con la stessa paura di fare fatica ad alzarmi dal letto, di ritrovare la giusta motivazione, la giusta concentrazione, una misura. Ho scelto un corso che rispecchiasse i miei interessi e che fosse alla mia portata, consapevole di aver avuto difficoltà nello studio e nella concentrazione ma con la volontà di riuscire pian piano, acquisendo fiducia, a colmarle è consapevole anche che all'università il livello è più alto. Appena sono arrivato a Milano mi sono sentito strano, ho avuto le stesse sensazioni avute all'inizio del quinto anno: titubante nel far spendere soldi ai miei genitori; ho avuto la sensazione di aver fatto un po' il passo più lungo della gamba in termini economici, eppure ero convinto del fatto che ne valesse la pena. Ho superato il primo esame, mentre preparavo il secondo (molto agitato) ho saputo che mio padre si è ammalato gravemente e lì ho perso di nuovo completamente le forze (c'è da dire che intanto erano tornati anche gli stati euforici e di esaltazione durante le sessioni di studio). Sono tornato a casa per le vacanze natalizie, cercando di nascondere i sintomi depressivi, ma avvertivo senso di vomito ed ero ben consapevole di non poter stare in ambienti deprimenti (dato che oltre allo stress per la sessione d'esami si stavano ripresentando i sintomi). Non so, ho l'impressione di sentirmi perfezionista delle volte, l'impressione di aver perso contatto con la realtà. Dopo aver sostenuto l'esame e preso 30 continuavo a ripetermi “tutto grazie alla tua ars eloquiens!“, come se non ci fosse più nulla oltre. Ho anche la sensazione di reprimere la voglia di una relazione e di sopperire a certe mancanze di affetto con comportamenti ed abitudini molto superficiali, che mi allontanano dalla realtà ma soprattutto dalla mia realtà economico-famigliare e mi avvicinano di più a certi stereotipi gay. Ho paura anche di degenerare. Vorrei qualche consiglio per poter riuscire ad armonizzare questi aspetti. Lascio Milano e penso di iscrivermi ad un'università a pochi chilometri da casa, dove sentirei di meno il peso economico. Grazie per l'attenzione. Danilo.
Ciao Danilo, la situazione che descrivi, molto complessa e anche ricca di punti chiari ed emozioni confuse, necessita di un sostegno e di un percorso di psicoterapia di una certa importanza. Nonostante i problemi economici cui accenni ti consiglio di non risparmiare su questo aspetto, da cui dipende la tua salute psicoemotiva e la qualità della tua vita presente e futura. Ti consiglio inoltre di contattare l'associazione Arcigay, più vicina a te, in modo da poterti sentire sostenuto e accolto da un gruppo di persone che possono comprendere i tuoi vissuti.
Se decidi di tornare a vivere in Calabria. Ti consiglio la sezione Arcigay di Cosenza.
Io sono una psicologa e psicoterapeuta convenzionata con questa associazione, con cui collaboro da tempo.
Un caro saluto