Convivenza con genitore che non parla
Buonasera, sono una donna poco più che trentenne, lavoro in un'azienda della zona ma lo stipendio non è sufficiente perché io possa andare a vivere per conto mio e quindi da anni mi ritrovo a convivere con mia madre, che ha 65 anni. Mia madre è da sempre una persona negativa, senza stimoli, con nulle capacità relazionali (tutte le sue relazioni sono basate su cosa la società si aspetta da lei oppure davanti alle persone fa la carina e dietro di loro ne parla alle spalle), senza hobby o interessi, da sempre causa di un'atmosfera tossica in famiglia. Per studio e lavoro mi sono allontanata varie volte, vivendo per periodi all'estero oppure a Milano e Bologna ma, sempre per motivi economici, alla fine sono dovuta tornare.
Per mia madre sono un'eterna bambina. La comunicazione, se così può essere chiamata, in casa, è minima, ridotta a cose pratiche tipo "qui c'è la spesa". Nonostante paghi poco, amo il mio lavoro e non ho intenzione di mollarlo e magari finire a farne uno che non mi piace (e che magari paga poco pure quello) quando qui, invece, sono apprezzata e ho possibilità di crescita. Da qualche mese vivo con l'idea che la persona in casa con me non è mia madre, è come se fosse una sconosciuta con cui condivido l'abitazione. La cosa non mi fa soffrire a livello emotivo perché lei è così da sempre. Non c'è proprio nessun punto di connessione fra noi. Inoltre, con lei è sempre stato impossibile parlare di tutto, dall'attualità a problemi, a chiedere consigli... sono appunto un paio di mesi che sto in questa situazione e non penso che cambierà proprio perché lei è così da una vita, però mi domando se, a lungo andare, questa convivenza in un ambiente comunque "vuoto" sarà negativa. La mia vita fuori di casa è molto ricca, conosco molte persone in linea con i miei interessi, mi piace viaggiare, quindi pianifico di spostarmi non appena sarà possibile con il lavoro (l'azienda sta considerando anche smart working). Grazie.
Cara Mary,
Lei continui a proteggere il suo lavoro, la sua vita, i suoi sogni e vedrà che riuscirà a pensare in modo meno 'triste'al rapporto con sua madre.
Non è responsabile di come è sua madre, ne sua complice.
Non si carichi di sensi di colpa inutili.
Lei è una figlia. Sua madre ha scelto la sua vita ed ha il suo carattere.
E non dipende da lei.
Certo, le auguro che possa realizzarsi un trasferimento di lavoro.
O un miglioramento importante.
Forse in questo caso un pò di distanza, soprattutto nella coabitazione, già potrebbe essere terapeutica.
Sua madre forse non chiederebbe aiuto per se stessa.
Ma Lei, chissà, magari un giorno, potrà farlo.
Le auguro con affetto di risolvere questo periodo con successo.
Simona Rocco, psicologia clinica e di comunità, Roma centro.