Mia moglie mi tradisce e non prova più niente per me
Buongiorno. Sono sposato da praticamente 15 anni. Ci siamo trasferiti da qualche anno dove abitiamo adesso, dopo aver vissuto per un lungo periodo altrove. Mia moglie ormai sono un paio d'anni che lavora. Abbiamo due figli quasi adolescenti. All'inizio dell'estate quest'anno mia moglie mi ha confessato un flirt con un collega, scaturito in un bacio. Questa cosa l'ha praticamente portata a pensare che dato l'accadimento, evidentemente non mi ama più, altrimenti non avrebbe mai fatto niente del genere. Sicuramente al momento del fatto, il nostro rapporto matrimoniale non stava andando alla grande, c'era sicuramente un po' di apatia, legata ai vari impegni di entrambi, fra famiglia, lavoro e studio, ci siamo trascurati, probabilmente allontanandoci un po'; io ho sicuramente le mie colpe. Appena saputo del tradimento, per quanto solo un bacio, ho reagito in maniera molto composta, cercando di essere comprensivo e dicendole che non volevo perdere lei e tutta la nostra famiglia. Le ho detto che capita a tutti di sbagliare e che non si tratta di nulla di irreparabile. Le ho detto che anche io sono stato tentato da un flirt anni addietro, anche se non ho mai fatto nulla fisicamente parlando. Lei ha continuato a dirmi che si è trovata in questa situazione evidentemente perché non mi ama più e mi ha confermato che effettivamente non prova più niente per me. Ho quindi pensato che fosse normale, data l'infatuazione nei confronti del suo collega. Ho provato a ricordarle la famiglia, i bei momenti passati insieme, i figli, ma nulla, ho soltanto ottenuto di indispettirla. Le ho chiesto di provare a ricostruire, magari di vedere un terapista, ma è stata categorica a riguardo, continuiamo così, normalmente, come se nulla fosse e vediamo che succede. Nel frattempo lei intratteneva conversazioni anche spinte via messaggi con il collega. Questo fino a prima della vacanza estiva, quando, avendo insistito nel farle cancellare i contatti del suo collega, avrebbe smesso di scrivergli. Ho fatto di tutto in questi mesi per corteggiarla, per provare a recuperare, ho dedicato tutto me stesso a lei e alla famiglia. Fine settimana fuori e momenti per stare insieme non sono mancati, anche l'intimità. Pensavo che le cose stessero andando bene, che stessero andando meglio, avevo più speranza, per quanto lavorassi ancora sulla fiducia. Proprio la scorsa settimana ho scoperto che ha rivisto il suo collega, ed essendosi appartati hanno avuto dei "contatti fisici". Questa volta non me lo ha confessato lei. A questo punto, mi sono sentito devastato. Come se tutti gli sforzi fatti in questi sei messi non fossero serviti a nulla. Le ho detto che sarei andato via di casa perché non ce la faccio più a vivere in queste condizioni, al che, dopo diversi ragionamenti, lei avrebbe acconsentito a riprovarci per la "famiglia", dice che il collega è solo una questione mentale. Io sono pronto a perdonare anche questo, perché la amo, anche se ho completamente perso la fiducia e sono consapevole che ci sarà del lavoro da fare. Non so che fare, a volte vorrei scappare, perché non ho fiducia in una sua reale voglia di cambiamento. Vorrei che lei avesse un ruolo attivo nella ricostruzione del nostro rapporto, ma vedo che non ci crede più di tanto, si rifugia nel lavoro e nello studio e che ha paura che molto probabilmente non funzionerà e quindi se non funzionerà? che si fa? Io ho fiducia che se facciamo qualcosa a riguardo, potremo ritrovare i sentimenti persi. Mi sbaglio? Che devo fare?
Gentile signor Giuseppe,
Mi dispiace per la sua sofferenza,
anche perchè:
1) sostenuta a lungo, restando in attesa di risposte da Lei(sua moglie);
2) in seguito alla sua proposta di andare insieme, come coppia, da un/una terapista; Lei ha preferito 'continuare così'. Come se la soluzione potesse arrivare, prima o poi, quasi magicamente. Sperando...
Mi fermo qui. Il mio consiglio è di cercare un aiuto, un sostegno psicologico, magari con un bravo psicoterapeuta 'strategico'.
( Il prof.Nardone è bravissimo, è ad Arezzo. Potrà sentire se potrà inviarlo ad un collega fidato. Forse anche a Roma).
Penso che Lei almeno potrà raccontare, parlare della situazione, sfogarsi e 'fare le sue fantasie', ma Protetto. In un contesto terapeutico protetto come uomo,e padre tutelato. Con etica e con privacy professionale.
Lei come tutti noi, non merita di soffrire Solo. Nessuno deve 'fare il super eroe'. Neppure un Papà. Solo e Triste. Prometta a sè stesso che almeno farà la telefonata al Professor Nardone. Lo ascolti perchè è un uomo, di grande esperienza come professionista. È conosciuto all'estero.
Gli chieda un consiglio in merito.
Potrà indirizzarla. Farla riflettere in qualche modo almeno su tutto il tempo, forse troppo, in cui sta 'aspettando una svolta dal cielo forse' . Lo faccia Caro Giuseppe. Se non pensa Lei a sè stesso, ed è anche padre, chi potrebbe farlo???
Ora sa che può pensare a sè solo Lei. Come tutti noi esseri umani se non riceviamo un aiuto a chi lo chiediamo.
Un caro saluto.
Simona Rocco.