Problemi genitori/depressione
Buongiorno, ho vissuto fino a 14 anni con un padre alcolista che era violento a giorni alterni verbalmente e liti continue in casa. Mia madre ogni volta che stava per andarsene di casa mi chiedeva di andare ricercando approvazione da parte mia quando non avevo idea di che fare data l'eta'. Mio padre mori poi di tumore (causa alcol). Tralasciando tutto l'iter dei vari traumi, io a distanza di 11 anni dalla sua morte mi ritrovo a provare disgusto nei confronti di mia madre. E' una donna che seppur in buona fede non sa vivere e per non saper vivere intendo che non e' mai riuscita ad essere col cervello autosufficiente. Ha fatto solo danni, sia per paura che per incapacità. Dopo la sua morte ha iniziato a lavorare nel bar di famiglia (che ha fatto fallire) creando debiti, non si è mai tutelata in termini economici, non ha mai ragionato da adulta pensando che ad ogni azione fatta e non ci siano delle conseguenze. Circa un anno fa ha rischiato la morte per peritonite, fortunatamente si è tutto risolto ma l' attività di famiglia ha chiuso. Tramite conoscenze abbiamo fatto si di farla lavorare in amministrazione in un università. Mia madre economicamente non è autosufficiente e insieme a mia nonna vivono del suo stipendio e della sua pensione. Io ho 25anni e lavoro e vivo all'estero ed ogni volta che torno in città mi faccio oltre al mio lavoro turni extra come cameriera per passargli i soldi, soldi che non ha perché su ogni cosa importante nonostante gli ripeta le cose che deve fare 100 volte o non le fa o le fa con tempi biblici ritrovandosi in difficoltà e mettendomi in difficoltà. Vedo mia madre come un parassita. Non ce la faccio, non capisco se questo odio sia normale. Mi rendo conto che mi disgusta perché pensare che una donna non abbia avuto la lucidità di portare via sua figlia da determinate circostanze spiacevoli (padre alcolizzato) mi fa rabbia, e fino a due anni fa non la colpevolizzavo per quello che avevamo passato ma la capivo e la compativo. Pensare che abbia sempre vissuto non risolvendo lei i problemi ma sperando che ci fosse qualcuno che prendesse le situazioni in mano al suo posso mi fa rabbrividire. L'idea di non avere un punto di appoggio in famiglia e che se mia madre ci fosse o non ci fosse mi fa sentire vuota, e provo una rabbia immensa a pensare che la causa di tutti i problemi sia la mia famiglia sempre se si possa definire come tale. Non so cosa devo fare, sogno di urlare cosi forte da scoppiare, sono perennemente in tensione, ho ansia del futuro. Ansia di non riuscire a tamponare il suo non saper vivere. Ansia che questo suo non saper vivere non mi permetterà mai di crearmi una famiglia perché nella vita un figlio costa ma nel mio casa una madre di più. Vorrei capire che percorso intraprendere, la terapia normale non ha funzionato. Ho uno strettissimo legame tra presente e passato, cosi stretto da non riuscire più a vivere con serenità il presente. Cosa devo fare? e come sto o mi fa una chiamata di un minuto per sentirci.. non voglio altro ditemi se sbaglio ditemelo.. Sto impazzendo
Gentile Giorgia,
Le scrivo per rammentarLe la mia vicinanza per la complessità umana della sua esperienza esistenziale. Non so che 'tipo di terapia' è migliore di altre, se si può dire così. Io credo che Lei dovrebbe avere qualcuno che la ascolti e la supporti Giorgia. È una giovane donna che ha diritto a vivere la vita che Lei desidera per sè stessa.
Un consiglio che posso darle è di leggere. Anche per distrarsi dai ricordi passati. Si, leggere le correnti letterarie della nostra bellissima letteratura. Scegliere degli autori e dei romanzi storici o più intimisti ed esistenzialisti.
Ogni vita umana è un 'mistero' unico e singolare. Cerchi di pensare alle sue passioni e coltivarle.
Le lascio un saluto con affetto.
Si prenda cura di sè.
Simona Rocco.