Vita monotona e ripetitiva
Buongiorno a tutti, sono un ragazzo di 43 anni ho una figlia di 5 anni e una compagna alle quali voglio un mondo di bene e sino a metà novembre 2023 stavo benissimo e tutta andava a gonfie vele. Premetto che lavoro nel campo immobiliare, ambito che mi è sempre piaciuto, che mi da molte soddisfazioni, sia a livello economico che privato, ce stato un po' di calo lavorativo lo ammetto, e questo mi ha portato ad andare in ufficio meno e a lavorare da casa ed impegnarmi meno rispetto a qualche mese fa. Inoltre sto facendo un corso immobiliare che ho deciso di intraprendere a settembre 2023 che mi entusiasmava fare per poter crescere professionalmente. Una mattina, come tante, porto mia figlia all'asilo e, ad un certo punto, ero in auto da solo e ho pensato: "Che vita Monotona, tutto uguale!" Da quel momento mi è salita un ansia addosso ed e come se fossi sprofondato in un buco dal quale non riesco più ad uscire....passo le notti in bianco oppure dormo pochissimo, immagino la mia vita tutta uguale, ripetitiva, sono nel letto al buio con gli occhi aperti e penso che mi dovrò alzare, portare mia figlia all'asilo, andare a lavoro, tornare a casa, mangiare e andare di nuovo a dormire e cosi via....e tutto ciò mi crea una grande angoscia, durante la giornata sento molta ansia. Prima che mi colpisse questa crisi, da giorni pensavo a mio padre che è venuto a mancare proprio nel mese di novembre del 2018. Quando è venuto a mancare ho pianto normalmente e ho sempre pensato a lui, ma avevo anche mia figlia di appena un anno a cui dovevo pensare e il mio lavoro che mi ha sempre tenuto impegnato. Ne ho parlato con la mia compagna e con i miei famigliari di quello che sto passando e appena pronuncio il nome di mio padre mi viene da piangere e mi viene la tristezza. Qualcuno mi ha detto che forse non ho elaborato il lutto di mio padre, ma sono trascorsi 5 anni? Come è possibile? Prima non provavo questo dolore, quando andavo al cimitero lo salutavo normalmente ma non sono mai scoppiato a piangere, ora invece appena pronuncio la parola PAPÀ mi viene il magone... La mia attuale situazione ora è che vedo tutto uguale, tutto ripetitivo, non mi va più di studiare perché non riesco a concentrarmi, e non ho più stimoli e interessi neanche nelle cose che mi sono sempre piaciute....mi sforzo di fare tutto. Vado a lavorare con fatica, le soddisfazioni e l'entusiasmo che avevo nel mio campo sembrano essere svanite. Premetto che lavoro da solo da 5 anni, prima il mio lavoro lo svolgevo insieme ad altre persone e durante la giornata ci si confrontava, si rideva e scherzava, un bell'ambiente mi trovavo molto bene, poi ho deciso di staccarmi e mettermi in proprio perchè ho avuto delle discussioni. In questi giorni mi capita che quando varco la soglia del mio ufficio e mi sento solo (sensazione mai avvertita prima d'ora) mi viene ansia e la malinconia e penso a quando ero a lavorare in gruppo. Datemi un consiglio, cosa può essermi successo? Non sono più io.
Buongiorno Andrea,
direi che la situazione che espone è complessa, nella misura in cui i fattori che influenzano il suo stato d'animo sono molteplici.
Parla di una perdita avvenuta cinque anni fa, e ipotizza un lutto non elaborato: l'elaborazione del lutto è un processo complesso, per cui lo scorrere del tempo potrebbe non essere sufficiente. Quando ciò è avvenuto, aveva una grossa gioia e una grossa responsabilità, cioè l'accudimento di sua figlia, che potrebbe avere, a ragione, preso il sopravvento su tutto il resto. Probabilmente, in questo momento, anche la crescita della sua bambina e la sua maggiore autonomia, le lasciano più spazio per pensare a se stesso e a quelle che sono le sue ferite. In ambito lavorativo la situazione sembra essere gradualmente cambiata, immagino anche complice il periodo di pandemia, per cui forse i molti obiettivi e distrattori sono passati in secondo piano, lasciando priorità al suo dolore e alla sua perdita. Non se ne spaventi, è un processo sano e fisiologico.
Cari saluti