Come fare a perdonarsi?

Gentili Dottori, Sono qui perchè ormai da 10 anni non riesco a venir fuori dal circolo vizioso più grande in cui mi sia mai trovata. A 19 anni conosco un ragazzo con cui poco dopo inizio una storia, la mia prima storia e quindi la più tormentata , carica di aspettative giovanili e forse anche idealizzata. Le cose procedono bene per un anno, in seguito al quale io inizio a vivere forse il mio periodo peggiore fatto di frustrazione dovuta a una scelta universitaria sbagliata e che in quel frangente non volevo affrontare per paura di deludere i miei, a una confusione all'interno della relazione stessa che mi portava molto spesso ad essere aggressiva con lui e a rifugiarmi in pensieri appartenenti al mio passato, agli anni del liceo, al mio primo fidanzatino di quando ero poco più che una 15enne. Decido di confidare questi miei stati d'animo a una persona che credevo amica ma che poi non so nemmeno se per una dose inspiegabile di cattiveria, invidia o perchè convinta di fare del bene, va a riferire tutto al mio ragazzo che ovviamente non la prende bene e mi lascia . Cerco inizialmente di capire la sua rabbia quando mi dice che non merito nulla, che si sente tradito, che ha perso tempo inutilmente con una persona che non l'ha mai amato.. che avevo perso una persona d'oro e che me ne sarei accorta solo in futuro, quando lui ormai non ci sarebbe stato più. Per un anno rimaniamo in contatto e lui si mostra altalenante nei miei riguardi, finchè un giorno mi comunica di aver conosciuto una persona di cui si era innamorato all'istante "come con te" e da lì l'inizio della fine. Cado in depressione e per due anni non esco di casa.. trovo però intanto la forza di mollare l'università e di fare quello che mi piace ma mi accorgo che le sua parole colpevolizzanti unite al fatto che ormai lui era andato avanti, mi devastano. Sono ormai passati 10 anni e la mia vita ha preso il suo corso, mi sono laureata, ho avuto nuovi amori, ma in me non è mai morto il dubbio che mi porta sempre a chiedermi, se non fossi stata così frustrata, se non l'avessi trattato male talvolta, se non gli avessi fatto carico dei miei problemi, compresi quelli alimentari che in quegli anni mi affliggevano, probabilmente lui sarebbe ancora con me? E' tutta colpa mia? Non so rispondermi e tanto meno perdonarmi.

La fine delle superiori è una fase critica della vita di ogni persona, la scelta universitaria in particolar modo mette in crisi i giovani perché investono anni della propria vita ad imparare teoricamente un mestiere che sperano sia il lavoro della propria vita.

Il dubbio di aver fatto la scelta giusta, l’ansia derivanti dalle aspettative delle persone importanti, lo stress per dover portare avanti una scelta, a volte non completamente propria, può portare la persona a percepirsi inadeguata e incapace. Questo senso di inadeguatezza può ampliarsi intaccando i diversi ambienti di vita, portando a mettere in discussione anche le scelte precedentemente fatte, come la qualità della relazione con il partner: nel caos spesso si trova rifugio in ricordi felici, in momenti in cui ci si è sentiti capaci e si sono provate emozioni positive.

Spesso da periodi difficili chi ne risente di più sono proprio le persone a cui si vuole più bene, poiché sono quelle che ti stanno accanto e che cercano di sostenerti per farti stare meglio.

A distanza di tempo, in cui si è cresciuti e si può osservare con distacco le esperienze passate, la domanda che può sciogliere il senso di colpa non è “avrei potuto fare qualcosa di diverso”, restando nel giudizio, ma piuttosto “come ho vissuto quel momento”: vedere cioè il meglio che ho potuto fare per affrontare quella situazione, e lavorare sulla consapevolezza che non sempre è possibile attuare la risposta idealmente migliore. Il meglio che si può fare non sempre rispecchia le proprie aspettative e le conseguenze possono essere talvolta dolorose, ma accogliendo questa condizione si potrà giungere a perdonarsi dicendosi: ho fatto ciò che in quel momento era nelle mie capacità.