Come aiutare qualcuno che non vuole farsi aiutare?
Ciao buongiorno spero che possiate aiutarmi. Il problema di cui sto per parlarvi non riguarda me ma il ragazzo con cui mi sto frequentando. Premetto che non è una persona che parla apertamente e spontaneamente di questo argomento e se lo fa, lo fa non per cercare aiuto o per sfogarsi dato che per questo ricorreva all'autolesionismo (si tagliava). Quando mi ha parlato di questo suo passato, diceva di essere completamente "padrone" di queste sensazioni negative (quali depressione, autolesionismo, pensieri suicidi, episodi di depersonalizzazione, sbalzi d'umore, una forte insensibilità verso il prossimo, solitudine e anche allucinazioni visive). Diceva di aver superato tutto da solo e di stare bene, ammetto che ho sempre creduto poco a questa "personalità da supereroe di sé stesso" che si attribuiva. Infatti in questi mesi ha avuto altri episodi di depersonalizzazione a seguito di trigger apparentemente innocui, ad esempio una volta mentre parlava con me per whatsapp disse che "era facile dimenticarsi di lui", da questa frase (dice che per lui sono traumi tirare fuori questo tipo di cose con altre persone) ha cominciato a fare discorsi sconnessi, come se si fosse allontanato da sé stesso, non so spiegarlo. Sembrava impazzito. Una volta calmato mi ha spiegato il problema e si è scusato per avermi fatto preoccupare, disse che per certe cose si sente ancora molto fragile. Inoltre dice di essere cambiato circa alcuni comportamenti passati (ad. esempio dice che la sua INsensibilità sia diminuita molto e che adesso parla più tranquillamente di questi pensieri). Da pochi giorni ha iniziato di nuovo a stare male. Ha di nuovi crolli emotivi, episodi di depersonalizzazione, ansia e angoscia. Inoltre ha iniziato a fare abuso di alcol (non è un vero e proprio abuso ma considerando la media e l’età è esagerato). Questo suo malessere ha portato disagio in diversi ambiti. Spesso mi dice che si odia e che non trova cose significativamente positive in lui. Qualche sera fa ha avuto il picco di questo malessere e mi ha detto di star affrontando una crisi d’identità, dato che si è reso conto di aver sempre mentito a sé stesso riguardo “lo stare bene emotivamente” e “l’aver superato tutto da solo”. è come se avesse indossato talmente tante maschere per coprire questo aspetto di sé che una volta liberatosi adesso non sa più quale sia la sua vera identità. Mi sono spiegata molto male scusate ma è difficile descriverlo in maniera riduttiva. Cerco di stargli vicino il più possibile e gli ho consigliato molte volte di ricorrere allo psicologo ma si rifiuta perché ha paura che i suoi possano scoprire tutto ciò (lui ha parlato con pochissime persone di questo argomento) e perché lui trova una sorta di piacere in queste sensazioni negative paradossalmente parlando, poi mi ha anche detto che è come se ci fosse un altro lui burattinaio che “gioca” con il lui burattino. Non so se mi spiego. Voglio aiutarlo ma non ci riesco, avete dei consigli per convincerlo a chiedere aiuto o riguardanti il comportamento corretto da adottare con lui. Pure io ho avuto tanti problemi di salute mentale in questi anni (anzi non sono mai guarita perché sono sempre stata la prima a non chiedere aiuto) e non voglio che anche la sua situazione degeneri come ha fatto la mia, dato che tengo molto a lui. Cordiali saluti.
Buongiorno Francesca,
Comprendo la sua sensazione di impotenza e la sua difficoltà nello stare vicino ad una persona che pur avendo oggettivamente bisogno di aiuto, si oppone nel riceverlo. Il mostrarsi vulnerabili può essere vissuto come debolezza e ciò comporta un’accettazione di una condizione di deficienza. L’aspetto deficitario in questo caso è l’ideale che il suo partner ha su di sé: lui sembra percepirsi come un supereroe che deve farcela da sola, che affronta in solitudine tutte le difficoltà, anzi vuole mostrare di possedere forze ulteriori per sostenere anche le altrui fatiche.
Cosa poter fare? Costringere qualcuno a farsi aiutare, si rischia di ottenere l’effetto contrario e una maggior chiusura. Chi si rifiuta ricevere aiuto pur necessitandone, di solito ricerca sostegno nelle persone vicine a lui, quelle a cui vuole più bene. La situazione però potrebbe compromettere la relazione risulta insostenibile e le energie nel rapporto vengono prosciugate dal bisogno impellente di essere sostenuti. Per il bene della persona che chiede aiuto sarebbe opportuno mettere dei confini, in modo che l’altro si renda conto che non è vero che riesce a farcela da solo, ma che necessita degli altri per andare avanti. Le altre persone però non sono mezzi per stare bene, non desiderano essere usati come contenitore per la propria sofferenza.
Nel caso in cui l’altro non ricerchi questo supporto in modo palese, tentando di farcela da solo, potrebbe essere utile sottolineare con rispetto e gentilezza i momenti e le situazioni dove si manifestano aspetti deficitari in modo da renderlo maggiormente consapevole. Si può chiedere anche un miglioramento dello stato umorale quando si è assieme, perché il clima risulta pesante e ostico complicando lo stare in relazione con lui.
Nel presentare questa situazione, lei ha affermato che durante un picco di malessere le ha confidato di essersi autoconvinto di avercela fatta da solo in passato. Questo è un segnale di un principio di consapevolezza che può fungere da spiraglio per proporre un consulto con un professionista. Francesca lei potrebbe affermare di non essere in grado di poterlo aiutare più di quanto ha già fatto e di non essere più disposta a sostenerlo (in modo da tutelarti). Dando questo limite, lo si rende più cosciente del suo bisogno e quindi lo si accompagna verso la decisione di rivolgersi ad un professionista anche solo per un confronto, per fare un punto e insieme valutare come poter procedere.
Spero che queste parole le possano essere state di aiuto.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti o per intraprendere un eventuale percorso di sostegno psicologico.