recensioni dei pazienti
Nadia 11/09/2024
Cara Dottoressa Valentina, ricordo molto bene quella sensazione di vuoto, confusione, smarrimento, insicurezza e incapacità che le ho raccontato al nostro primo incontro. Ricordo anche la sua delicatezza nell'entrare nella mia storia. Ciò che più mi aveva colpito era il fatto che lei non mi ha chiesto subito dei miei genitori, della mia famiglia d'origine in generale e questo era per me inaspettato perchè in altri percorsi di terapia era una delle prime domande! In relazione con lei non mi sono mai sentita una “cosa” o una diagnosi da curare con degli step, le chiedevo “voglio capire chi sono” e lei non mi ha mai detto di fare in un modo piuttosto che in un altro. Stava a me voler comprendere assieme a lei chi ero, il perchè sentitvo tutta quella sofferenza e ricordo molto bene quanto lei ascoltava la mia storia di vita e quanto assieme abbiamo compreso che la mia difficoltà era legata al sentirmi qualcuno solo attraverso l'altro. Non accettavo che il mio altro se ne fosse andato, la tristrezza profonda che sentivo si appropriava di me e trovava spazio nel mio corpo che era diventato il mio altro. Mangiavo, mangiavo, mangiavo, oppure ascoltavo la mia fame, il mio corpo affamato...per me non potevo fare altro. Ho compreso con lei i miei stati emotivi ed il mio modo di sentirmi in relazione anche agli altri e al mondo...quante rifigurazioni abbiamo fatto assieme! Grazie dottoressa perchè ero ferma, immobile, senza progetti e senza possibilità d'azione. Ho afferrato le mie emozioni come esperienze che costituiscono il mio modo di essere nel mondo. Ho compreso chi sono, cosa voglio e dove voglio andare e soprattutto ho compreso che le mie esperienze sono le mie e di nessun altro.
Davide 11/09/2024
La terapia è stata una salita dura ed a volte avrei voluto mollare, ma lei Valentina non mollava! Ad ogni ricaduta sentivo che lei c'era, come la prima volta. Ho perso una famiglia per l'alcol e la cocaina, ma ora ho ritrovato me stesso. Assieme alla dott.ssa Berto ho raggiunto una comprensione maggiore di me stesso ed ho colto quanto il mio modo di essere sia sempre stato diretto a non voler sentire l'assenza dell'altro. Ogni volta che ricadevo sentivo sempre di più che lo facevo per non sentire la non presenza di chi mi circondava, non volevo attraversare il dolore, l'angoscia e la noia, cercavo solo piacere ed era facile trasformare il mio corpo in quella presenza che non sentivo mai dagli altri o che sentivo troppo. Oggi ho compreso che la mia vita non era autentica, non era ciò che sentivo veramente mio. Sono riuscito a cogliere il mio unico modo di fare esperienza in relazione agli altri e sono riuscito così a modificare il mio modo di agire. Ho una figlia che sto conoscendo solo ora ed è l'esperienza più mia che potessi mai sperare di sentire!
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