Amo mia moglie, non vorrei perderla
Salve, sono sposato da circa 9 mesi dopo 2 anni e mezzo di fidanzamento con una ragazza di 33 anni. Tra noi le cose non vanno affatto bene. Faccio una piccola premessa: mia moglie ha una figlia da una precedente relazione e ha subito un gravissimo lutto familiare che ha sconvolto la sua vita e quella dei suoi genitori in giovanissima età. Quando ci siamo conosciuti lei ha visto in me (sono parole sue) un elemento di novità, di riscatto. Io “la calmavo“ e “rassicuravo“. Finalmente poteva uscire dalla casa dei suoi genitori con i quali i rapporti sono conflittuali con lei e tra di loro che è stata sempre coinvolta nelle loro liti. Della figlia avuta da un uomo che fa il padre solo in parte dato che non ha mai provveduto economicamente se ne è sempre occupata la nonna materna dato che a detta di mia moglie, ed in parte è vero lei doveva lavorare per mantenersi e mantenerla. Dopo le nozze siamo andati a vivere nella casa di proprietà dei miei genitori accanto alla famiglia di mio fratello. I miei vivono a circa 80 km, i suoi a 16 Km. La nostra famigliola dopo le nozze sicuramente è partita con tanti oneri in più rispetto alle giovani coppie senza figli. Dopo la luna di miele, lavoro e impegni familiari ci hanno un pò schiacciati. Lei ha subito un pò di più le novità: occuparsi a tempo pieno della bambina, passare dalla città a una zona residenziale dove ci si sposta in macchina per quasi tutto, stare accanto a dei miei parenti molto autonomi e riservati che la anno fatta sentire un pò isolata. Io dal canto mio ho sempre cercato di essere partecipe aiutandola nei compiti giornalieri, sollevandola da impegni ogni volta che il lavoro me lo permette, insomma dando il massimo. Purtroppo non so per quale meccanismo si sono innescati in mia moglie atteggiamenti di vera e propria rabbia nei miei confronti che si acuisce ogni qualvolta lei ha un colloquio con sua madre da cui è molto dipendente nelle opinioni. Ne deriva che io sono la “causa“ dei suoi problemi attuali. Di averla costretta a vivere accanto ai miei parenti e fuori città “lontano“ (16 Km) dalla sua famiglia. Di aver “sdradicato“ sua figlia dall'affetto dei nonni con cui è cresciuta essendo io una persona “aggiunta“ perché arrivata dopo. Di non avere abbastanza risorse economica per poterle consentire di non lavorare. Inoltre mi ha isolato dalla sua famiglia che di fatto ormai, malgrado io voglia frequentarla mi ha estromesso da ogni rapporto. Finite le scuole ha portato li la bambina che non torna a casa mai. Quando le ho manifestato questa sofferenza mi ha detto che va bene così che per lei è normale (normale che vada a trovare la figlia qualche ora e poi se ne occupino gli altri). Inoltre paventa macchinazioni e congiure alle sue spalle da parte della sua famiglia e di me che son messo tra i congiurati. Ora si è prefissa l'obiettivo di tornare a vivere a Roma vicino ai suoi e pretende che io debba avere risorse e mezzi per rimediare alla colpa di averla portata li. Risorse che non ho. Non mi dilungo anche se avrei altro e meglio da raccontare. Aggiungo solo un piccolo esempio per capire come vengo colpevolizzato. Un vicino di casa le ha urtato la macchina. La sua reazione è stata “mi hai fatto urtare la macchina perchè non ho modo di parcheggiarla nei posti auto che occupate tu e tuo fratello). Anche questa è “colpa mia“ Io mi sento frustrato, non riesco a comunicare questo disagio perchè ogni qualvolta ci ho provato le cose sono solo peggiorate. Inoltre sto cadendo nel gioco delle accuse e delle liti distruttive e non vorrei. Amo mia moglie, non vorrei perderla ma ho paura che se continua così il nostro rapporto finirà.
Gentilissimo,
sarebbe opportuno approfondire il tutto mediante un consulto de visu. Le suggerisco di parlarne apertamente con sua moglie, di mostrarle il suo dolore e la sua voglia di rilanciare il rapporto su nuove basi e di valutare insieme la possibilità di rivolgervi ad uno psicoterapeuta della coppia per un consulto.
Resto a disposizione, in bocca al lupo!