Gentile Luisella, non so rispondere alla sua domanda se la terapeuta possa non sapere se suo marito sia malato o meno. Piuttosto mi domando se la terapeuta in questione voglia o non voglia dirle come sta suo marito, in ragione dell'esclusività del rapporto terapeutico instaurato con suo marito. Ma non credo sia questo il punto, quanto piuttosto il fatto che nella sua lettera lei mi sta dicendo che la malattia di suo marito sembra essere la condizione per allontanarlo o meno di casa. Lei infatti mi dice: "non potrei perdonarmi di averlo allontanato se malato" e se non fosse malato? Lo allontanerebbe? Per quale motivo? Forse a causa dei tradimenti? La riflessione che mi balza alla mente è che probabilmente, magari in maniera del tutto inconsapevole, il suo bisogno di sapere dalla bocca della terapeuta se suo marito è malato o no, sia finalizzato a guidare una sua azione, ossia l'allontanamento di suo marito. Essendo un gesto importante, per il quale magari prova ambivalenza, ha necessità di una conferma dall'esterno che legittimi il suo comportamento. La invito a riflettere su questo. Comprendo il fatto che la situazione sia estremamente difficile da sostenere, a tal fine potrebbe valutare se chiedere un aiuto specifico per se stessa. Non entrerei nel merito della bontà dell'intervento della terapeuta, che evidentemente ha l'approvazione di suo marito: lo dimostra il fatto che suo marito non è ancora "scappato" dalla dottoressa. La relazione terapeutica sta "tenendo" nel tempo, pertanto ha una sua utilità (altrimenti suo marito avrebbe già chiuso con le sedute). Le auguro di trovare un po' della serenità che cerca e di riuscire a chiarire a se stessa alcuni questioni che mi pare siano sospese. Se ha bisogno mi ricontatti pure. Cordialmente,