Dott.ssa Valentina Sciubba

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Dott.ssa Valentina Sciubba

Psicologo, Psicoterapeuta, Psicosomatista

Come aiutare un ragazzo introverso a relazionarsi

Buonasera,
sono una mamma di 47 anni con un figlio di 19 anni, che fa molta fatica a relazionarsi.
Di seguito la nostra storia in sintesi:
mi sono separata quando mio figlio aveva 18 mesi, perciò per lui crescere con i genitori che non vivevano insieme era normale. Io sono tornata da mia mamma che proprio qualche mese prima era rimasta sola, visto che il mio papà era venuto a mancare. (abbiamo vissuto insieme fino a 3 anni fa quando è mancata anche lei), quindi ci siamo aiutate a vicenda.

Ho vissuto sempre e solo per lui, come è giusto che sia per un genitore, ma il padre diciamo che non è mai stato molto presente, si limitava a stare con lui nei week end alternati e farsi sentire ogni tanto, da un po di anni è piu' presente e cerca di coinvolgerlo in attività (tipo soft air).

Da bambino, all'asilo, era abbastanza socievole, anche alle elementari. Poi alle medie ha cominciato a cambiare,aveva un amico del cuore che poi a suo dire l'ha tradito. Non ha mai sviluppato amicizie e non fa gruppo, tende ad isolarsi e non esce di casa. Guarda film e gioca con videogiochi..gli piace andare al cinema e fin da piccolo gli son sempre piaciuti gli animali.

Ancora adesso, ogni tanto, andiamo in qualche parco faunistico od oasi del wwf. Io sono sinceramente preoccupata perchè non è giusto per un ragazzo della sua età stare chiuso in casa. Lui mi dice di non preoccuparmi che sta bene così, si sente un lupo solitario...da circa 3 anni e mezzo ho trovato un nuovo compagno e all'inizio ho faticato a farlo entrare nella vita di mio figlio, ora l'ha accettato, perchè mi vede serena.
Spero possiate aiutarmi e darmi qualche consiglio, vi ringrazio dell'attenzione ed attendo una vostra cortese risposta.

Cordiali saluti


Gentile signora, 

i 19 anni sono un'età delicata perchè di solito a quell'età, dopo il diploma,  si fanno delle scelte di studi o di lavoro impegnative che in genere condizionano tutta la vita successiva. 

Quindi, se suo figlio non le ha già fatte, concentrerei l'attenzione su questo punto che ovviamente può influire anche sull'attività sociale, oltre che sulla sicurezza, l'autonomia, l'autostima.

In relazione a quanto ci descrive, potrebbe esserci un problema di "svincolo", ovvero delle difficoltà nel processo di graduale distacco dei figli dalla famiglia di origine verso l'indipendenza economica e l'autonomia, ma solo un colloquio con uno psicologo può diagnosticarlo.

Vi consigio pertanto di consultare questo professionista; se suo figlio non fosse disponibile può consultarlo da sola perchè è possibile risolvere problemi del genere anche se si impegna in una terapia psicologica uno solo dei due membri nella relazione, come può meglio capire in questo articolo.

https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/psicoterapia-della-gestalt/articoli/MigliorarelerelazioniinterpersonaliconlaTerapiadellaGestalt.html

cordiali saluti