Stress da lavoro → Come combatterlo
Ma quando lo stress diventa veramente un importante fattore di rischio per la nostra salute? Questa riflessione ci induce a fare ulteriore chiarezza e questo articolo ha proprio lo scopo di delineare alcune linee in grado di tracciare il confine tra un normale livello di stress lavorativo e un livello significativo di Stress Lavoro-Correlato che come vedremo può addirittura sfociare nella Sindrome del Burn-Out.
Da agosto 2010 tutti i datori di lavoro dovranno mettersi all’opera al fine di predisporre un documento di valutazione dei rischi lavorativi. Il decreto legislativo 81/08 (nell’art. 28 comma 1 “Oggetto della valutazione dei rischi”) afferma infatti che la valutazione deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato¹, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004 e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri paesi.
È bene a questo punto parlare di cosa sia lo stress. Lo stress è una sindrome di adattamento agli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma nel linguaggio comune si utilizza maggiormente per i suoi risvolti psicologici. Una certa quota di stress, detta eu-stress, è funzionale, in quanto prepara l’individuo ad affrontare in modo adeguato “prove” ritenute difficili. Lo stress moderato e di breve durata è un segno di adattamento dell’individuo a situazioni ambientali che gli richiedono risposte soddisfacenti. Ciò permette l’aumento di tensione muscolare, di attenzione, di concentrazione, di memoria e di altre funzioni psicofisiche da considerarsi una sorta di carica energetica finalizzata al superamento della prova. La novità scatena sempre una certa quota aggiuntiva di tensione emotiva al fine dell’adattamento.
Tuttavia, quando lo stress psicologico supera una certa soglia, altre emozioni quali ansia e inquietudine entrano in gioco in modo significativo, e se tale livello di tensione si mantiene per un lungo periodo di tempo può sconfinare nella patologia.
Il concetto di burn-out (letteralmente essere “scoppiati/bruciati”) è stato introdotto per indicare una serie di fenomeni di affaticamento, logoramento e improduttività lavorativa registrati nei lavoratori inseriti in attività professionali di ogni tipo e soprattutto in ambiti socio-assistenziali. Questa sindrome è stata infatti osservata per la prima volta negli Stati Uniti in persone che svolgevano professioni d’aiuto: infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti, operatori di ospedali psichiatrici, operatori per l’infanzia.
Freudenberger è stato il primo studioso a usare il termine “burn-out” per indicare un complesso di sintomi, quali logoramento, esaurimento e depressione riscontrati in operatori sociali americani. Successivamente Cherniss con “burn-out syndrome” definiva la risposta individuale ad una situazione lavorativa percepita come stressante e nella quale l’individuo non dispone di risorse e di strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla.
Secondo Maslach, notoriamente riconosciuta come una delle maggiori autorità del campo, il burn-out è un insieme di manifestazioni psicologiche e comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a contatto con le persone e che possono essere raggruppate in tre componenti:
Il soggetto colpito da burn-out può manifestare tre tipologie di sintomi:
Dagli studi presenti in letteratura intervengono variabili multifattoriali ovvero concorrono fattori individuali, socio-ambientali e lavorativi.
L’insorgenza della Sindrome da Burn-Out negli operatori sanitari segue generalmente quattro fasi:
COME INTERVENIRE
Per Legge (L.56/89) la valutazione delle variabili psicosociali responsabili dello Stress Lavoro-Correlato va effettuata da Psicologi regolarmente iscritti all’albo professionale.
Lo psicologo, una volta in azienda, attuerà preliminarmente una serie di indagini a fini diagnostici, grazie anche all’impiego di specifici strumenti testistici che solo lo psicologo conosce e che per legge può utilizzare.
In secondo luogo proporrà al Datore di Lavoro una o più linee di intervento in grado di agire sia a livello psicologico, sia a livello organizzativo, o in entrambe, in modo tale che l’applicazione del decreto legislativo 81/08 non sia un mero adeguamento di Legge ma la salute del dipendente diventi parte fondante della Mission Aziendale.
¹Per Legge (L.56/89) la valutazione delle variabili psicosociali va effettuata da Psicologi regolarmente iscritti all’albo professionale.
Riferimenti bibliografici
Sito www.medicigaleno.org
AA.VV. (1987): L’operatore cortocircuitato. Clup, Milano.
Cherniss C. (1983): La sindrome del burn-out Centro Scientifico Torinese, Torino.
Contessa G. (1982): L’operatore sociale in cortocircuito; la burning-out syndrome in Italia Animazione Sociale, n. 4243.
Contessa G.: Prigioni, monasteri, fabbriche. Clup, Milano.
Edelwich J.E., Brodsky A. (1980): Burn-out. Stages of disillusionement in the helping professions. Human Science Press, New York.
Jahoda M. (1958): Current concepts of positive mental health. Basic Books, NewYork.
Malslach C. (1992): La sindrome del burn-out Cittadella, Assisi.
Paine W.S. (a cura di) (1982): Job stress and burn-out, reserarch, theory, intervention perspective. Sage Publ. Beverly Hills.
Rossati A. (1985): Burn-out: l’esaurimento da stress degli operatori dei servizi sanitari. Psicologia Italiana Notizie, n. 2-3.
Sanesi M. (1984): "La sindrome del burn-out nell’operatore per le tossicodipendenze".
In Lopez M., Leone A. (a cura di): Le tossicodipendenze. Pacini Editore, Pisa.
Santinello M. (1990): La sindrome del burn-out Erip, Pordenone.
Spaltro E. (1994): Qualità. Patron, Bologna (in corso di stampa).
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