Test di Rorschach
Lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach arrivò all’intuizione di usare le famose macchie di inchiostro per indagare la personalità grazie a tante influenze soprattutto rintracciabili nelle sue origini geografiche ed alla cultura scientifico-filosofica prevalente all’epoca.
Infatti nacque a Zurigo, in Svizzera, patria di importanti contributi scientifico-clinici della moderna psichiatria e psicopatologia, ebbe infatti il piacere di studiare e collaborare con nomi del calibro di C.G. Jung, di Eugene Bleuler, di Ludwing Binswanger, Alphonse Maeder, Oskar Pfister, ed altri.
In parte si può intuire che possa aver giocato il suo ruolo la pubblicazione dell’opera “Kleksographien”, pubblicata nel 1857 dal medico Justinus Kerner, in cui delle macchie casuali erano commentate ciascuna con una poesia. Utilizzando anch'egli delle macchie di inchiostro constatò, con i suoi pazienti, che alcune caratteristiche delle risposte erano associate stabilmente con sindromi psichiatriche.
Elaborò dunque alcuni criteri di analisi delle risposte che pubblicò in un volume dal titolo Psychodiagnostik nel 1921. L’anno seguente morì a 38 anni senza lasciare altri contributi oltre al volume. Gli stimoli usati da Rorschach erano “forme accidentali ottenute facendo cadere poche gocce di inchiostro su un foglio di carta e ripiegandolo in modo da ottenere una figura approssimativamente simmetrica".
Fra le numerose forme accidentali ottenute e sperimentate ne scelse dieci per formare l’edizione standard del test. I criteri di selezione privilegiarono le macchie suggestive , che suscitavano numerose risposte, con la caratteristica della simmetria e di essere e di una scelta particolare del colore. La somministrazione consisteva nel presentare il test come una prova di immaginazione e nel chiedere al soggetto :”cosa potrebbe essere questo?” Le risposte andavano annotate con estrema fedeltà. Rorschach raccomandava di annotare non solo le risposte del soggetto, ma anche “per quanto possibile, le sue espressioni mimiche, i movimenti volontari e involontari.
Vari sviluppi e scuole di pensiero si dipanarono dalla scomparsa di Rorschach. A tutt’oggi si possono individuare due filoni tendenti verso polarità opposte:
L’esame Rorschach è sicuramente una Tecnica di Indagine della Personalità particolarmente raffinata e complessa, che pone non pochi problemi legati alla sua attendibilità. Quest’ultima infatti, a differenza dei test cosiddetti “oggettivi”, è fortemente influenzata dall’esperienza e competenza dell’esaminatore oltre che ovviamente dal metodo seguito.
La disciplina Rorschach va intesa come una tecnica pluridimensionale; lo studio del materiale fornito dal soggetto è bene che venga condotto seguendo diversi approcci metodologici, ovvero modelli teorici di riferimento diversi, che nell’esperimento Rorschach trovano frequentemente straordinarie convergenze. Le principali dimensioni interagenti che caratterizzano il test, che è bene che nessun psicodiagnosta sottovaluti, sono le seguenti:
Ulteriori aspetti che meritano un approfondimento per la valutazione psicodiagnostica sono legati allo studio della consecutio temporum delle interpretazioni, ovvero dell’organizzazione percettivo-associativa condotta Tavola per Tavola, delle Prove Supplementari, delle eventuali differenze tra ciò che il soggetto ha interpretato durante la Raccolta e quanto invece dichiarato al momento dell’Inchiesta, sul significato dell’eventuale assenza delle “risposte attese”, dell’analisi del comportamento del soggetto durante la Prova e della dinamica transferale tra esaminatore e soggetto.
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