Si può uscire da un tunnel depressivo?
Ciao a tutti, chiedo scusa del disturbo, essendo un tema per me importante e soprattutto per me è una richiesta anche di aiuto, spenderó più di qualche riga per scrivere tutta la discussione e per tanto ringrazio già se qualcuno leggerá tutta la vicenda...
Ciao a tutti, sono Emiliano e sono un ragazzo di 24 anni, per capire il mio stato d'animo ci dobbiamo trovare subito nel momento dopo il diploma ovvero quasi 5 anni fa... non sono mai stata una persona con tanti amici, per la paura del giudizio delle persone e di tantissimi miei complessi d'inferiorità nei confronti dei miei coetanei che andavano per mille motivi: da quello che loro si potevano permettere ed io no, alla casa dove vivevano ed io no (ville - casa popolare) o ad altre mille situazioni come avere il papá che fa un determinato lavoro ed io a non avere nemmeno un papà perché se ne andò di casa lasciando mia mamma da sola quando avevo 9 anni.
Ci troviamo a 5 anni fa, ho finito la scuola superiore e ad inizio anno accademico comincio a volermi cercare un posto di lavoro, nel frattempo svolgevo uno sport a livello agonistico alla quale io credevo veramente molto per via di determinati risultati che avevo raggiunto nel tempo e a 19 anni credevo che a qui a lungo andare quello potesse anche divenire il mio futuro. Mi allenavo duramente, 5 volte a settimana tutte le sere (anche alla mattina a volte) più le competizioni nel weekend comunque in quel periodo la mia vita era concentrata lì e non avrei permesso a niente di poter bloccare quel mio sogno.
Perciò le giornate da settembre in poi si svolgevano nel camminare per la mia città con un papiro di cv in mano ed alla sera allenandomi sempre cercando di dare il massimo della costanza e dell'impegno.
Nel frattempo avevo uno "pseudo-amico" con la quale mi sentivo tutti i giorni, una persona con un ego veramente molto alto che tutt'ora sono sicuro abbia, un ego così importante da sminuire qualsiasi cosa facessi, da lui nascevano meta dei complessi come tutti quelli citati sopra (famiglia, vestiti e via scorrendo) e lui, grazie al fatto di avere avuto una spinta iniziale da parte della famiglia, più moltissime competenze personali a settembre già lavora + studia perché comunque questo è un ragazzo veramente molto valido.
Il punto è che qualsiasi cosa facessi era un continuo minimizzarmi:
Io: "lo sai che oggi ho fatto due ore di allenamento super intenso"
Lui: "beato te che non fai un c***o"
Io: "lo sai che oggi ho preso un gelato stra buono in via ..."
Lui: "vediamo appena che tiro lo stipendio e vado a mangiare pesce qua perché io i soldi almeno me li sudo, non come te che non fai un c***o, da fastidio dopo 8 ore di lavoro sentire te che parli di gelato" (non la sto allargando, era esattamente cosi)
Per non parlare delle situazioni di compagnia dove io che già dapprima soffrivo di una leggera ansia sociale venivo sempre messo sotto giudizio e sotto critica da lui.
Era diventata un'ansia
Passano i mesi e l'anno finisce... a gennaio 2017 vado a fare un colloquio per un'azienda importante, così importante che non mi pareva reale però, forse dovuta alla giovane età di 19enne o forse per altri 100 motivi a me sconosciuti io non andai a fare il colloquio con una paura altissima bensì andai a fare quel colloquio con una voglia matta di farmi assumere e di farmi piacere a quelle due persone (la responsabile dell'azienda ed il responsabile delle risorse umane, per me in quel momento due semplici persone con la quale stavo facendo un colloquio, non mi stavo rendendo nemmeno conto della importanza di chi avessi di fronte) tanto che riuscii a farmi assumere per uno stage di 4 mesi che cominciava a Febbraio (20 giorni dopo).
Comincia lo stage, e quando dico Stage intendo veramente Stage e non un modo per farti sgobbare come un matto prendendo meno di tutti, in questo caso era un vero e proprio stage dove venivo rimborsato dello sforzo che facevo e comunque stai tranquillo che sei qui per imparare e non hai responsabilità.
L'emozione é altissima ma la voglia di farmi valere e di diventare qualcuno aveva preso il sopravvento così arrivó quel giorno di febbraio ed tutto cominció...
Ero felice di far parte di quell'azienda, spendevo 5 giorni su 7 nel 90% di lavoro (8 ore di lavoro + 1 di pausa + 1 di andata + 1 di ritorno) + 10% di di allenamento (2 ore di allenamento + 1 di viaggio).
L'ambiente al contrario non era il migliore, veramente molto stressante, non esisteva la calma e bisognava correre e fare più cose tutto ammassate tra di loro, questo vuol dire che ogni momento venivi urlato dietro ed anche tra colleghe adulte l'ambiente era molto negativo, bastava poco perché cominciasse la rissa o anche sparlarsi alle spalle.
Io comunque avevo molto legato con la mia responsabile del punto e questo perché seppur mi tartassava spesso passava dei momenti nella quale mi incoraggiava e mi faceva dei complimenti per come stavo andando e poi io vedevo lei come "mamma" ovvero un grandissimo punto di riferimento per me ed anche la persona con la quale io sento di aver un forte senso di ringraziamento per aver creduto in me ed avermi dato l'opportunità di essere li.
Nel frattempo l'unica persona con la quale parlavo era quel pseudo-amico e mi ricordo ancora le frasi: "io prendo il doppio di te facendo la metà di te, ahahahah ma dove vuoi andare"
Passa un mese, passano due e la mia vita diventa abbastanza fissa, seppur ero molto stressato strano da dirsi ma anche dormendo poco ero sempre attivissimo, avevo forze per fare mille cose e seppur il mio livello di ansia non era mai sceso e quindi ogni momento ansiogeno tremavo io riuscivo comunque ad andare avanti anzi.
Passa anche il terzo mese ed i miglioramenti si vedevano, anche se il livello di stress era sempre alto e tra colleghi si peggiorava un giorno si e l'altro pure e la mia vita era ormai diventata sempre quel posto per via di tutte le ore che passavo li dentro io e grazie alle doti della responsabile il punto andava avanti ed ogni giorno si continuava a fare bene.
All'inizio dell'ultimo mese di Stage però arriva una notizia veramente molto brutta, la mia responsabile da le dimissioni per tornare a lavorare a Roma (sua provincia di origine) e da li in poi quel posto divenne una completa anarchia, tutto stava andando metaforicamente in fiamme.
Io presi molto male l'addio nell'azienda da parte della mia responsabile e quasi quasi davanti ai miei colleghi in un momento morto mi misi a piangere e questa cosa non venne vista bene da alcune mie colleghe perché questa persona era odiata da morire pertanto da li il punto vendita andò a finire veramente male e mi ricordo ancora tutt'ora una frase che mi venne detta: "non vedo l'ora che passi questo mese e te ne vai da qui" provai a rispondere ma venni subito interrotto con una frase "stai zitto che non sei nessuno" e seppur dopo una settimana ricevetti delle scuse e comunque tornammo a lavorare perché io mi sforzai di creare un bel rapporto quella scena mi rimase impressa e l'azienda fino all'ultimo giorno era sempre eternamente peggio.
In breve ricordo che dicevo che la barca in quel momento stesse affondando e me lo ripetevo ogni giorno.
Passa il mese e finisco lo stage, ancora mi vergogno a dirlo ma in quel momento inconscio del mio futuro e di mille altri problemi mi sentivo come se fossi liberato. Sará perché l'estate mi dava ancora un senso di libertà o perché mi ritrovavo con qualche spicciolo di soldo in mano (mai avuto in vita mia) che l'unica idea che mi passava in testa era di godermi qualche giorno e così feci ma già dopo qualche giorno inviai qualche cv in giro con tanta voglia di non fermarmi e ricominciare. Passa qualche giorno e vengo richiamato dal responsabile delle risorse umane e mi dice che lui vuole che io faccia parte di loro, io gli parlo quei 2 minuti spiegandomi che sono onorato ma da quando se ne andò la responsabile l'ambiente era diventato orribile e non so se sarei propenso a tornare (pensandoci mi sento ancora molto stupido per aver dato quelle risposte a 20 anni) e lui invece voleva far di tutto purche io tornassi da loro, sta di fatto che io quell'ultima chiamata a loro non la feci perché stupidamente pensavo dovessero essere a loro a richiamarmi e da li a lungo andare mi ricordo che mi ripetei é stato meglio così.
Passa un mese esatto e comunque un nuovo lavoro lo trovo e qui anche se non sono soddisfatto parlando di carriera perché a livello di nome invece di aver fatto un passo avanti ne ho fatti 3 indietro va bene e vado avanti, qua però c'era un altro problema, con questo lavoro dovevo obbligatoriamente abbandonare il mio sogno sportivo pertanto dopo 50 giorni decido di andarmene ma quasi neanche per volontà mia ma per volontà di non deludere il mio allenatore che credeva in me ed in quel mese di luglio erano arrivati dei risultati straordinari, sembrava fosse il momento di spingere.
Sinceramente è stata dura, in parte sentivo che stavo buttando molte mie certezze in gabinetto e sinceramente la sensazione è che stessi ripartendo di nuovo da 0...
Da li in avanti il livello di stress esplode, un amico che mi continua a minimizzare ed umiliare davanti alle persone e davanti a tutti e poi da parte mia ritrovarmi in una situazione dove la peggior cosa non era il fatto che stessi la ma che per via di determinate scelte io ne ero uscito e ritornato, dentro di me cominciava ad essere pesante il tutto.
Non sono soddisfatto di me stesso e vedo nel frattempo che i miei amici cominciano ad avere risultati, comincio a poco poco vergognarmi di me stesso, l'unica cosa che mi tiene su é lo sport che non smetto di fare anche perche quello che reputavo mio amico comincia a diventare veramente molto ma molto pesante minimizzando anche il fatto di quanto mi impegni nell'allenarmi... non mi sento capito da nessuno anzi comincio a vergognarmi di chi sia
Da li in avanti conosco cosa possano voler dire lavori di m***a, gente che vuole sfruttarti, fare colloqui in mille posti.
Gente che propone lavori di ufficio ed il lunedì seguenti ti ritrovi a 50km di distanza a suonare campanelli porta a porta.
Posti dove ti dicono: tu lavori dal lunedì alla domenica, il tuo riposo è la domenica mattina ma nel foglio presenza tu scrivi solo dal martedì al sabato, deve essere così.
Gente che non paga lo stipendio e sentire colleghi che dicono: "per fortuna mi hanno già pagato ottobre" (a dicembre)...
A distanza di un anno arriva il colpo di grazia, firmo questa volta per un nuovo stage per tutta un'altra cosa ma questa volta lo stage fu solo una scusa per pagarmi di meno... orari mai rispettati, se il mio turno finisce alle 15 devo stare li due ore in più perché bisogna ssere sempre elastici sennò se non mi va bene quella é la porta, questa risposta mi viene sempre sputtata in faccia a qualsiasi mio rivendicare di diritto la risposta era sempre quella della porta... mille pressioni ed anche responsabilità, ad ogni mio sbaglio (perché stavo da solo anche se sotto contratto non doveva essere così) mi veniva decurtato dallo stipendio ma soprattutto una collega (eravamo in 4 in totale) che mi odiava a morte finché un giorno mi umilió in pubblico davanti a tutti i clienti dopo settimane e settimane di un clima pesante. Decisi di mollare e mi vergognai veramente molto di quella scelta anche se non me ne pento tutt'ora pensandoci.
Peró da li in poi ho perso completamente la fiducia in me stesso, con un curriculum da vergogna non ho più inviato nessuna candidatura e per via di un insieme di brutte esperienze sommate sono tornato a fare i soliti lavoretti che mi permettono di tutelarmi da solo ma non di avere quelle grandi ambizioni che aspiravo...
Ma non è finita qui...
Comincio ad avere una vera propria paura del giudizio, consapevole di aver fallito, consapevole di essere un fallito, consapevole non riesco più ad accettare il fatto che io sia questa persona e comincio sempre di più il possibile ad isolarmi.
Interrompo di punto in bianco senza un valido motivo ma semplicemente smetto di rispondere a quel mio pseudo amico che avevo perché non riuscivo più a sopportare la mia inferiorità nei suoi confronti.
Comincio a crearmi nella mia mente scenari negativi sempre peggiori, sempre più forti, non riesco a reggere una domanda nella mia testa ovvero: "emi, studi o lavori?" E la vergogna nel dire che non faccio niente nella mia vita mi rende una vergogna assoluta, una vergogna così forte che ancora prima di svegliarmi mi sento stanco, non mi alzo nemmeno in piedi. Le paure che mi faccio mi bloccano ed alla fine all'ultima competizione mi prende una sincope perché oltre alla tensione della competizione che già sentivo molto mi comincio a fare domande come: "ma se ora per stemperare la tensione mi chiedono cosa sto facendo ora nella vita?" Tanto che quando andavo ad allenarmi cercavo solo un modo per isolarmi sempre o inventare discussioni tipo: "che caldo fa oggi eh".
La situazione era diventato così pesante che le prestazioni calarono a picco ed io dopo un anno decisi anche di mollare anche per evitare qualsiasi contatto con le persone perché non volevo più far pesare i miei errori, era proprio diventata una fobia sociale.
Oggi mi ritrovo a casa, con un po' di soldi messi via (anche perche non li spendo) ma non tanti come i miei amici che vedo oggi a 24 anni nei social postano foto di traguardi compiuti, coetanei laureati, coetanei con un lavoro a tempo indeterminato, coetanei con un futuro, coetanei con una famiglia ed io qui a casa a fare poco, a cercare mille illusioni, a cercare di svarionare con il cervello finché uno di questi giorni.
In questi giorni stupidamente mi è venuto un pensiero che mi ha logorato l'anima ovvero ma alla fine se avessi solo richiamato non sarei venuto a conoscenza di tutto questo, avrei avuto un lavoro e soprattutto molta più esperienza (il punto vendita ha chiuso l'anno dopo il mio stage ma sono dell'idea che avrei potuto chiedere un trasferimento anche per andarmene a vivere via di casa)
Non sarei rimasto in mezzo a mille casini che io ho conosciuto ma sarei andato avanti per quella strada ed oggi riconosco che io alla fine stavo solo facendo le cose giuste, dovevo solo resistere ed invece ho buttato tutto a quel paese.
Oggi però qui non riesco manco più ad uscire vergognandomi troppo del mio passato e nel vedere che persone anche più piccole di me di età mi hanno superato, ho fallito in tutto e non riesco più nemmeno a guardarmi allo specchio, sinceramente preferisco dormire perché mi illudo a fare una vita che non è la mia e sinceramente non trovo le minime forze per uscire da questo tunnel di pensieri.
Ho sempre due pensieri fissi:
1)"Prendo un treno e me ne vado via, ho la liquidità per farlo e poi a costo di dormire per strada posso dire però che nella mia vita prima dei 25 anni sono uscito ad andare a vivere da solo"
2) mi butto giù dalla finestra oppure mi butto sotto ad un treno, la faccio finita perché il futuro mi fa male, non riesco più ad alzarmi la mattina che le gambe mi fanno malissimo, pensando a dove sarei potuto essere ed invece dove sono ora. Sono solo un fallito e sinceramente ho pure vergogna a candidarmi per qualsiasi posizione vedendo cosa dice il mio cv, ho fatto un po' di qua un po' di la un po' di su un po' di giu ma alla fine di concreto non ho fatto niente ed ho pure un buco immenso sul mio cv, meglio che mi ammazzi e magari ricominci qualcosa di nuovo, non mi interessa minimamente il dolore che potrei dare a qualsiasi mio familiare perché se oggi non esistessi io non avrei sofferto ed il mondo sono sicuro sarebbe un posto migliore, mi sento uno scarto della società.
Questa è la mia storia
Buongiorno Emiliano,
si, si può uscire da "un tunnel depressivo" rivolgiti ad un/una psicoterapeuta, vedrai che ti aiuterà ad uscire da questi pensieri, riprendere in mano la tua vita e andare avanti. Capisco la sofferenza che ti causa questo "pseudoamico" e le esperienze negative che hai vissuto in ambito lavorativo, ma tu non sei "solo esperienze negative sei altro, e lo devi dimostrare a te stesso e non agli altri. Hai avuto un infanzia poco serena ma sei andato avanti e ti sei dedicato a cio che ti piaceva fare: lo sport! Sei giovane e ancora con tante esperienze da poter fare, lavorando sulla tua timidezza e sul senso di vergogna che provi, vedrai che otterrai validi risultati perché mi sembra di capire che non ti spaventa lavorare e impegnarti perciò non ti abbattere, prosegui nel tuo cammino di vita e chiedi un supporto psicologico.
Spero di esserti stata utile.
Dott.ssa Verena Elisa Gomiero
Psicologa, Psicoterapeuta - Padova