Non ho un buon rapporto con mio padre
Salve, sono una ragazza di 20 anni e da tempo ho un rapporto conflittuale con mio padre che non mi lascia vivere serenamente. Mi spiego meglio. Lui ha sempre avuto un atteggiamento molto autoritario nei miei confronti, ha un carattere estremamente burbero e scontroso ed è una di quelle classiche persone che giudicano e criticano per presa di posizione, senza un reale motivo. C’è da dire anche che da svariati mesi il rapporto che lui ha con mia madre sta andando un po’ in crisi. Negli ultimi due, tre anni, complice forse il fatto che abbia smesso di lavorare (non avendo quindi pensieri più seri per la testa) e l’avanzare dell’età, ha iniziato a rivolgersi nei miei riguardi in maniera offensiva, fuori dai limiti del sopportabile. Basta una sciocchezza (ex. Non rispondergli al telefono/Dire di non avere fame quando è lui a cucinare/Non essere d’accordo con lui su un argomento qualunque) che mi inizia a gridare contro con appellativi offensivi, cose che dalla bocca di un padre non dovrebbero uscire nemmeno per scherzo. A settembre inoltre ho iniziato l’università lontano, a Milano, e spesso mi rinfaccia il fatto che mi mantenga gli studi e l’affitto: seppur io abbia sempre avuto una carriera scolastica brillante e anche adesso abbia una media universitaria altissima, mi sento dire che dovrei andare a lavorare, che non vale la pena spendere tanto per una persona come me, che non sarò in grado di realizzare niente nella vita e cose anche peggiori che non starò qui a scrivere. Inoltre sono felicemente fidanzata con un ragazzo da sette mesi, stiamo bene insieme ma non ne ho mai parlato con la mia famiglia perché so già che non apprezzerebbero il mio fidanzamento con una persona “economicamente non abbiente” come noi.
Non sopporto questa situazione.
Quando rientro a casa per le vacanze è un inferno, non riusciamo a passare un’ora senza litigare, io sento che questa situazione mi sta logorando dall’interno e il mio pensiero più frequente è che se solo potessi essere economicamente indipendente, andrei a vivere da sola. Mia madre spesso non interviene in queste dispute per carattere, non è una che litiga e non le piace schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra, quindi non riesco a trovare conforto nemmeno in lei.
Ho pensieri di auto-distruzione 24 ore su 24, ho pensato più volte di farla finita, scoppio a piangere dal nulla e non riesco a vivere serenamente la mia individualità.
Non so letteralmente come fare.
Grazie in anticipo e scusate per la lunghezza della lettera.
Cara Lucrezia,
Ho letto la sua lettera con il fiato serrato, immaginando che lei si senta per lo più oppressa ed esasperata, quando si trova al cospetto di suo padre.
I genitori deludono spesso, ma se suo padre è molto peggiorato negli ultimi anni, forse sta passando lui stesso una crisi personale... che, senza rendersi conto, manifesta con "uscite" di rabbia e ipercriticismo...
In tutto ciò capisco benissimo che abbia avuto da sempre e che abbia tuttora serie difficoltà... ma perché i pensieri di autodistruzione?
Mi piacerebbe che potesse dirmi di più.
Forse dovrei conoscere meglio la sua storia per poterla aiutare davvero. Con questi pochi elementi, intanto le direi di entrare il meno possibile in "simmetria" con suo padre, cioè di evitare l'escalation di aggressività che vi porta alla "disputa"; cerchi di sforzarsi per ovviare ai suoi tentativi di attaccare briga... Inoltre, dato che studia in un'altra città, un'idea potrebbe essere quella di dilazionare o limitare i contatti e le visite a casa.
Le figure genitoriali sono molto significative per i figli e sono parte costitutiva della loro personalità. È importante che ciò venga tenuto presente e che diventi consapevole, infatti, là dove questo diventi cosciente sarà possibile evitare che si ricreino dinamiche analoghe nelle future relazioni dei discendenti.
Le auguro un sereno avvenire.
Resto a disposizione per ulteriori richieste.
Saluti cordiali.