Ho perso per un incidente la mia ex compagna
Martedì 17 giugno la mia ex compagna, con la quale ho convissuto per la maggior parte della mia vita da adulto prima che decidessimo di non continuare con il nostro rapporto, è caduta dal tetto di casa sua mentre fumava una sigaretta. Inutile dire che purtroppo non ce l'ha fatta.
Ora, ho già dovuto affrontare delle morti in famiglia ma, in questo particolare caso sto facendo una gran gran fatica ad accettare la cosa. In un primo momento sembrava che il mio cervello sia diventato di gomma: mi tornavano in mente ricordi di lei, mi rendevo conto che non c'era più e, dopo un tempo x disperazione profonda e di autocommiserazione mi sembrava di essere riuscito ad assorbire il fatto ma, tempo due secondi dalla catarsi, è come se mi dimenticassi del percorso razionale fatto e dovevo rendermi nuovamente conto del fatto che era morta.
Mi trovavo quindi in un loop di negazione del fatto, è come se inconsciamente mi rifiutassi di credere che quanto è accaduto fosse successo veramente. A questo si aggiungono i milioni di rimpianti per ogni momento in cui avrei potuto essere migliore per lei.
Ad oggi sono passati un po' di giorni dal fatto e comunque, nonostante durante la giornata riesca a giungere ad una sorta di pace interiore, sia al mattino quando mi sveglio sia alla sera, nel momento di andare a dormire, sono estremamente depresso.
Vivo in continuazione dei flashback, sia di momenti belli passati insieme che di momenti brutti. I primi li vivo con una sorta di nostalgia, di autocommisurazione e di grande pena per lei; era una persona speciale e mi dispiace che la sua vita sia finita così, credo avesse molto da offrire al mondo. I secondi invece li vivo con un enorme senso di colpa: vorrei essermi comportato diversamente, vorrei essere stato una persona migliore per lei e vorrei averle dato sempre il supporto che mi chiedeva; mi sento quindi una persona infima e orribile per non essere stato alla sua altezza.
Questo lutto poi si aggancia ad un altro lutto che, mi sono accorto in questo periodo, non avevo decisamente risolto. Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. Lei non voleva più avere niente a che fare con me e, dopo un primo momento di insistenza per riallacciare i rapporti da parte mia, avevo accettato parzialmente la sua decisione, cercando di scriverle solo ogni tanto (feste comandate, compleanni dei familiari etc) per dirle che mi dispiaceva il modo in cui mi ero comportato, che speravo stesse riuscendo ad avere una bella vita e che le volevo bene. Mi sembrava di stare bene, ma mi sono accorto che era una sensazione apparente: ho vissuto questo anno e mezzo come se fossi in uno stato sospeso, andavo a lavoro al mattino e il pomeriggio lo passavo a fare attività fisica e a fumarmi le canne per non pensare.
Questo modus operandi è continuato fino alla sua morte, quando mi sono reso conto che la droga non mi aveva assolutamente aiutato ad elaborare il lutto, anzi, era stata deleteria a riguardo.
Per giungere alla conclusione di questo muro di testo beh, mi trovo ad oggi in una situazione psicologica abbastanza precaria, capisco razionalmente che la vita debba proseguire ma ho perso interesse in qualsiasi cosa. Vedo il futuro senza prospettive e senza felicità. Sono sempre stanco e ho smesso di fare la maggior parte delle cose che facevo. In più ho sempre questi flashback che, a tratti, sono davvero debilitanti
Caro Tommaso,
trovo molto importante e coraggioso il fatto di aver deciso di condividere il suo dolore in questa lettera.
A mio avviso, lei possiede una buona capacità introspettiva; ha, inoltre, consapevolezza di quello che sta vivendo e del fatto che questo tragico evento si agganci ad un precedente lutto.
I sintomi che lei descrive sono parte di una fisiologica elaborazione del lutto. Purtroppo, pur essendo molto doloroso, è importante creare lo spazio psichico di cui essi hanno bisogno per poter essere integrati nella sua esperienza (memoria episodica) e/o per poter fluire lasciandoli passare...
Tenga presente che i tempi per una fisiologica elaborazione di una perdita vanno dai 6 mesi ai 2 anni - ma i pareri sulla durata sono discordanti, poiché dipende da diverse variabili. Ovviamente la sofferenza non è costante e può subire svariate fluttuazioni.
Come lei stesso ha già compreso, le strategie che ha approntato fino a questo momento ("la droga") sono di tipo evitante e, dunque, non funzionali a una elaborazione; anzi, esse possono solo aggravare il quadro clinico.
Il mio consiglio è di affrontare un processo di elaborazione con l'aiuto di un/a professionista. Data la tipologia dei sintomi e la natura traumatica dell'evento (nonché l'aggravante del precedente lutto non risolto) le suggerisco di ricercare nella sua zona uno/a psicoterapeuta formato/a in EMDR (può trovarne un elenco suddiviso per città sul sito ufficiale dell'associazione: emdr.it).
Coraggio Tommaso.
Qualora necessiti di ulteriori chiarimenti mi può tranquillamente scrivere.
La saluto cordialmente,
Dott.ssa Verusca Giuntini