Anaffettività, è possibile?
Salve, sono un ragazzo di 20 anni con un passato non molto facile. Sono figlio unico, cresciuto con mia mamma da quando avevo 1 anno ( da sempre in effetti), perché lei si separò con mio padre. Sono cresciuto in una casa con mamma, suo fratello e altre 2 sorelle. Litigavano e urlavano sempre (ancora oggi) e quando lo facevano mi chiudevo sempre in cameretta per non sentirli. Non ho mai subito violenza, atti di bullismo o cose simili, che sia chiaro. Il mio problema è che oggi non provo sentimenti per nessuno, a mamma le voglio tanto bene ma non ho bei rapporti. Non riesco a provare amore e quando guardo negli occhi una persona è quasi come se provassi odio. Non riesco ad innamorarmi. Ho tanti amici, sono socievole ma anche a loro non riesco a guardare negli occhi quando mi parlano. Così non troverò mai una ragazza perchè non provo affetto per nessuno, sono indifferente.
Lei non e’ “anaffettivo”, tanto e’ vero che “a mamma le vuole tanto bene”!, ha soltanto una grossa difficolta’ nel gestire i suoi legami affettivi (soprattutto quelli importanti). I professionisti chiamano la sua condizione “problema dell’attaccamento” e lo considerano come il risultato della storia di tutta la sua vita (la “storia dell’attaccamento”, appunto). E’ un problema che puo’ risolvere con una psicoterapia adeguata. Una psicoterapia che le offra la possibilita' di conoscere le cause piu’ remote della sua problematica. O meglio, di prendere consapevolezza del fatto che la sua “anaffettivita” che, al momento, la fa stare tanto male poggia le sue basi sulla prima e fondamentale interazione che lei, ancora cucciolo d’uomo, aveva creato con sua madre e che si e’ consolidata nel corso delle esperienze relazionali successive fatte con le altre figure di riferimento nel corso delle varie fasi del suo sviluppo psicologico. Una psicoterapia che, grazie a questa acquisita consapevolezza, le permettera’ di ripercorrere, insieme al professionista che fara’ da guida, le tappe fondamentali del suo sviluppo psicologico ("affettivo"), rivisitando tutte le sue esperienze problematiche che lei ha vissuto onde poter riqualificare i significati distorti che lei e' stato costretto ad adottare in quanto offerti (ma, spesso, imposti) dall’esterno (dalle figure importanti con le quali si e’ confrontato) e, cosi’, modificare le emozioni inappropriate e l’affettivita’ inadeguata che a detti significati sono intercorrelate.