Stabilire una relazione tra vita concreta e vissuto interiore
Salve gentili psicologi , vi scrivevo perchè ho bisogno di un aiuto, un consiglio per una situazione che è ormai evidente non riesco più a controllare. Cercherò di non perdermi in mille cose sicuramente inadeguate ad una lettera di questo tipo provando a scrivere soltanto ciò che penso sia sufficente per spiegare la mia condizione. Ho 19 anni , vado a scuola con i miei coetani, tranne in quest'ultimo difficilissimo mese esco regolarmente con i miei amici, ho la fortuna di non aver mai subito gravi lutti in vita mia , fino all'anno scorso ero tra i migliori della mia classe, la mia famiglia non è ricca ma neanche troppo povera , ho dei professori eccezionali e motivanti ,dei compagni che non ho ragione di odiare , sono in salute e non ho meno di quello che materialmente parlando desidero nella mia vita. Questa è la descrizione di me che potrebbe fare un nonno, una zia o un amico lontano. (Non è proprio il metodo più consono per una presentazione ma mi piacerebbe dercrivermi in questo modo, penso che possa aiutare) . Un amico potrebbe aggiungere che sono un pessimo conversatore , che mi terrorizza guardare in faccia le persone , che mi muovo in modo goffo,che non “mi apro“, che spesso mi allontano dal gruppo, che sono molto timido e che ho difficoltà nel creare un rapporto sereno e puro di amicizia (forse qui mi sbaglio) . mia madre potrebbe aggiungere che non esco mai , che non mi impegno abbastanza , che non sa se sono felice o meno e che spesso sono nervoso e passo troppo tempo tra videogame e telefono (che è la stessa cosa) . Non so se è veramente così , ma altri che non so sinceramente dove collocarli, mi credono una persona burbera , uno che non ride mai , schivo e solitario , una persona che non si gode la vita , uno che vuole avere sempre ragione , una persona noiosa che anche quando vuole far ridere si tradisce con il tono di voce e il generale atteggiamento , un bloccato, privo di carattere e di una vera personalità a cui però ci si abitua facilmente. Ecco , questo sono io. Credo sia una rappresentazione abbastanza fedele di chi sono , tutto qui , sulla mia tomba nessun epigramma potrebbe dire di più. Venendo al dunque il mio problema è stabilire una relazione tra vita concreta e vissuto interiore , tra l'immagine assolutamente inconsistente di chi sono nel mondo reale e un disperato , stracolmo io che grida inascoltato nel mondo del pensiero . L'uno non studia bene e purtroppo nell'ultimo anno riesce a leggere solo con grande difficoltà , non fa nulla , nulla di nulla, l'altro esplode dal desiderio di vivere brucia di vitalità , ama la vita , la ama in tutte le sue forme dall'inferno al paradiso e vorrebbe gridare al mondo intero il suo entusiasmo e il suo infinito amore per tutte le cose. Uno reale parla o no di cose frivole con persone inconsistenti, l'altro ama la compagnia di Jim Morrison , Chopin e Nietzsche. La realtà è che mi sento dannatamente irreale , io non potrei parlare a nessuno dei miei problemi perché non c'è nessuna connessione tra ciò che penso e ciò che faccio . Ciò che vorrei essere ha senso solo nel mio pensiero , non in questo mondo nel quale di fatto non so chi sono (credo che mi sentirei molto stupido altrimenti) . Io non so se possiate capire cosa significa essere così separati in mente e in corpo . Un prigioniero potrebbe pure gridare , farsi sentire , far sapere di esistere invece io no, colui che vi parla non esiste se non come lettera . Per farvi un esempio è da tantissimo tempo che desideravo parlare con la mia professoressa di Inglese (l'unica persona con la quale riesco ad avere un briciolo di autostima) e dirgli del mio entusiasmo per William Blake , l'altro giorno ne ho avuto l'occasione e l'unica cosa che sono stato capace di dire è stato “Si si lo conosco , si è un autore che mi piace molto“, lo so,sembra una cosa stupida ... ma non lo è , per me è stato dolorosissimo . Vorrei scrivere altro ma finisco qui , per me non è mai facile scrivere , è come se fossi un ubriaco privo di lucidità (Se ne fossi in grado non smettere mai e sicuramente sarebbe più facile uscire dal mio problema .) spero di essere stato sufficientemente comprensibile . Non ho parlato di una ragazza che amai moltissimo da cui difatto dipendono tutte le mie crisi , non lo faccio mai eppure so che è lì il cuore del mio problema . Vi ringrazio più di quanto potrei con una lettera , scrivere è ormai l'unica cosa che mi resta da fare dato che ormai sono 7 anni che ho crisi suicidiare violente quanto inutili. Lo so che mi direte di andare da uno psicologo e lo so che è la mossa migliore , ma spero possiate comprendere da quanto ho già scritto perché non potrei mai parlare faccia a faccia dei miei problemi . Mille volte grazie!
Caro Henri,
Partiamo dalla fine: mai dare per scontato nulla nella vita, come fa a sapere che non riuscirà mai a parlare faccia a faccia dei suoi problemi? Solo attraverso l'Altro, che in questo caso potrebbe essere uno specialista, potrebbe trovare una via per ridurre il godimento del pensiero e di conseguenza aprirsi ad una relazione intersoggettiva. Diminuire la portata del pensiero e spingere, trasformare quella stessa energia nella direzione dell'atto, dell'azione. Data la sua giovane età e, mi sembra, delle buone capacità introspettive nonché un buon livello culturale, penso che nel suo caso il percorso psicoterapeutico potrebbe avere ottimi risultati. Ovviamente solo uno specialista nel suo studio, dopo un corretto inquadramento del suo caso e una sufficiente raccolta anamnestica, sarebbe in grado di guidare la cura adatta, dato che, almeno è quello che penso io, ogni cura deve rispondere dell'unicità del soggetto.
Per questo motivo, le rinnovo l'invito a pensare, ma non troppo, a considerare l'idea di iniziare un percorso anche perché sarebbe di per sè quello un atto.
Stia bene.