Come posso vincere la paura dei miei?
Buonasera,
Purtroppo ho vissuto la mia intera vita senz'averla potuta realmente vivere. Mi spiego meglio: per tutto l'arco della mia vita ho avuto genitori che mi hanno impedito di uscire con gli amici, mi hanno imposto cosa fare a scuola e nella vita. Hanno sempre e solo scelto loro. Così mi sono ritrovato a dover fare il liceo scientifico prima e studiare Chimica e Tecnologia Farmaceutiche poi.
Ogni volta, correlato a ciò, hanno sempre screditato gli altri corsi di studi e fatto promesse, mai mantenute. Ogni giorno, mi ritrovo a svolgere un lavoro che non mi piace, quello del farmacista, perché non sono stato in grado di ribellarmi a loro ed alle loro scelte. Un lavoro che, certamente, non mi dona le soddisfazioni economiche che loro mi hanno promesso avrei ottenuto e mi sono ritrovato però a dover prendere una laurea considerata da tutti una delle più complete e difficili perché ho dovuto fare esami di Chimica, Biologia, Medicina e Farmacoterapia per prenderla.
Si lamentano anche del fatto che io non abbia avuto il massimo e che ci abbia messo 7 anni. Ed ora che ho trovato il coraggio di dire loro che non è il lavoro che desideravo fare e che mi hanno chiuso dentro una casa per via delle loro scelte per tutta la vita, loro dicono frasi come "Ci hai messo 7 anni e ti lamenti pure? Dovresti essere grato per ciò che ti abbiamo scelto. Non voglio sentire più queste parole. Sei tu che non uscivi" e grazie al piffero non uscivo. Volevo renderli orgogliosi di me in tutto e per tutto e studiavo dalla mattina alla sera per passare esami che ho odiato l'uno più dell'altro, per finire a fare una professione che odio ma che, dopo anni di sacrificio, è l'unica che so fare. E non è nemmeno remunerativa.
Siamo al punto in cui io non desidero più vederli e mi auguro che non vengano dove ora abito per le feste di Natale. Preferisco di più stare da solo piuttosto che in loro compagnia. Loro non si rendono conto delle violenze psicologiche che ho subito da che sono nato: una madre apprensiva che non mi faceva uscire, una scuola imposta, un percorso universitario non mio e, infine, le mille promesse fatte e mai mantenute.
Ed ora vorrebbero che imparassi anche il tedesco, una lingua mai fatta, per compiere un lavoro che è basato sulla comunicazione quale la professione di farmacista all'estero.
Non hanno avuto pietà nemmeno per le due volte in cui ho tentato il suicidio e delle quali non ci sono prove mediche di ricoveri. O si fa come dicono loro o non si fa proprio.
Sono in questo limbo da una vita e vengo minacciato di continuo. Sono i miei genitori e voglio loro bene, ma ormai la situazione è insostenibile.
L'unico modo che avrei per poter uscire da questa situazione è un tribunale che li costringa a versarmi mensilmente una somma che mi consenta di vivere fuori da casa loro, senza lavorare in modo che io possa vivere fuori dalla loro influenza e INIZIARE a vivere (cosa mai fatta) ed alla veneranda età di ormai 29 anni, sapendo che nessuno mi assumerà più se seguo le mie ambizioni e le mie passioni, perché ormai sono un vecchio e/o mi sento totalmente stanco e sfibrato, poter iniziare di nuovo un altro percorso di sacrifici a scegliere una laurea che non so se mi darà pane in futuro ma che, almeno, potrò dire di aver scelto io.
Ogni notte piango ed a fine mese non ho nemmeno i soldi per potermi pagare uno psicoterapeuta che possa aiutarmi a superare il mio trauma. Eppure mi ammazzo di lavoro per 1200 euro di cui 700 li spendo solo per affitto e condominio, 200 se ne vanno di benzina, 100 di bollette ed il resto per mangiare. E mi urlano anche addosso che non devo spendere così tanto dopo che mi hanno obbligato loro a prendere questa casa in affitto.
Aiutatemi.
Ve ne prego.
Caro Raffaele,
ho letto con con grande interesse la sua storia e capisco il suo bisogno di essere autorizzato a rompere con gli schemi in cui si ritrova incatenato. Però un lavoro di questo tipo richiede un grande sforzo. Capisco il grande sforzo che quotidianamente profonde per rendere i suoi orgogliosi. Ma ora qualcosa mi sembra sia cambiato. Una consapevolezza nuova e su questa bisogna far leva per cambiare le cose. Mi raggiunga in studio per un colloquio conoscitivo, poi si penserà al resto ma è importante fare un primo passo.
Cordialità