Come essere meno autocritici con se stessi?
Salve, scrivo per chiedere consiglio su come gestire il mio problema.
Provo vergogna per me stessa. Spesso mi trovo ad avere paura che gli altri abbiano schifo nei miei confronti o che mi giudichino ripugnante, infatti quando parlo mi capita di mettere la mano davanti alla bocca per paura di avere l’alito cattivo, chiudo le ascelle per paura di emanare fetore. Quando ho questi pensieri mi rannicchio, eppure continuo ad occupare spazio. Appena smetto di parlare con qualcuno ho la sensazione di aver detto troppo, o di aver detto cose imbarazzanti, e quando sento che in una determinata circostanza si sta abusando della mia gentilezza non riesco ad esprimere chiaramente all'altra persona il mio disagio e mi chiudo in me stessa. Eventi anche insignificanti mi portano a ripercorrere i miei passi e a criticarli aspramente. Prima di andare a dormire il pensiero della morte mi spezza il fiato, l’ansia quotidiana si manifesta in tic nervosi che mi affliggono fino alla noia: arriccio, annodo e tiro via i capelli, mi perdo in macchinosi rituali scaramantici. Soffro perché non riesco mai a lasciarmi andare: non ho mai confessato i miei sentimenti per qualcuno, ho sempre rifuggito, mio malgrado, le relazioni sentimentali. Analizzo qualunque mio desiderio talmente a fondo che finisco per ricondurne la radice a voglie viscerali e futili. Mi piacerebbe capire se esiste un modo per spegnere l’interruttore della severa autocritica che mi impongo e acquistare l’autostima necessaria per vivere gli anni della giovinezza con serenità.
Aggiungo che è la prima volta che esprimo, forse in maniera confusionaria, quello che penso per intero: mia madre, che mi ha cresciuto da sola e con cui ho un bel rapporto, si è resa conto che mi tiravo i capelli prima ancora di me, alla fine della mia infanzia, ma nonostante questo gliene ho parlato apertamente di rado perché è un argomento che mi fa soffrire molto; i tentativi di aiutarmi ad affrontare le mie insicurezze sono comunque stati poco decisi, visto che i miei disagi non mi hanno mai portato a reagire in maniera catastrofica nel corso della mia vita, consentendomi in ogni caso di avere una carriera scolastica eccellente fino alla maturità e pochi veri amici storici e fidati.
Ringrazio di cuore chi vorrà leggere e rispondermi.
Salve, la sua descrizione traccia i contorni di una persona molto insicura in generale di sé, soprattutto per ciò che riguarda l'esprimere se stessa. È come se lei facesse tutte le cose guardandosi con un terzo occhio (l'occhio critico) che deve sempre verificare che abbia fatto e detto le cose in modo giusto. Da chi a potuto imparare a guardarsi in questo modo così giudicante? È possibile che ci sia stata una persona nel suo passato che aveva con lei un atteggiamento critico di osservazione (ci pensi), una figura presente durante la sua infanzia o adolescenza. L'altro spunto che le darei è quello di riflettere su una sua possibile "proiezione di pensiero"sull'altro. E cioè essendo lei così autocritica è portata casomai a pensare che l'altro con cui ha a che fare, abbia un atteggiamento critico nei suoi confronti. Quando invece nella realtà non sarebbe così. Tutti i riti scaramantici che nomina fanno riferimento ad un tratto ossessivo della sua personalità.
Provi a identificare questo terzo occhio ogni volta che riesce, per riconoscerlo come la fonte delle sue difficoltà, e fermare la sua azione negativa per quanto può.
Auguri dr. Cameriero Vittorio