Senso profondo di insoddisfazione ed ansia da prestazione
Ciao a tutti, ho usato già alcune volte il forum ed anche questa volta vorrei un vostro parere prima di decidere come farmi aiutare.
Ho 29 anni e sento di stare affrontando una specie di crisi che però non riesco sinceramente a capire. E' da un pò di tempo che provo un senso profondo di insoddisfazione. E' come se tutto quello che stessi facendo, non è assolutamente in linea con i miei valori e con i miei obiettivi. C'è da dire che è un bel pò di tempo che so che la mia situazione lavorativa non è quella che vorrei, e la vorrei tanto cambiare, tuttavia ho sempre rimandato accontentandomi di quello che ho, anche se non mi rende fiero e soddisfatto
Da poco prima della quarantena questo senso di insoddisfazione si è iniziato ad estendere anche ad aspetti della mia vita privata. Il rapporto con la mia ragazza, la casa in cui attualmente vivo (mi trovo a Milano), il rapporto che ho con il mio coinquilino (il mio miglior amico trasferitosi qui). In generale sento di essere diventato una persona passiva nei confronti della vita, ferma sempre in un punto e che non fa altro che lamentarsi senza innescare un cambiamento. Sento di essere profondamente insoddisfatto, ed ora iniziato a sentirlo nei confronti di qualunque cosa. Questa cosa mi spaventa molto in quanto anche le cose che erano per me salde, ora iniziato a vacillare.
Non saprei come descrivere bene la mia situazione, ma l'insoddisfazione è forse la cosa che riesce meglio a rappresentare. In aggiunta a tutto questo, anche la mia vita sessuale ne risente. Sento di aver sviluppato un'ansia da prestazione che mi porta ad avere timore di non riuscire ad avere un rapporto, questo a causa di un evento successo qualche mese fa in una giornata particolarmente negativa, ed ad un'altra serie di eventi successi in seguito anche se isolati. In poche parole non sono riuscito a soddisfare la mia ragazza e questo per me è stato un ulteriore segnale che ha alimentato ancora di più il mio stato. Non sono riuscito a recuperare a causa della quarantena e del cambio di abitudini che tutti noi abbiamo subito.
Ho rimuginato, e continuo a farlo, moltissimo, pensando e ripensando all'evento che inizia a condizionarmi profondamente al punto che ho paura di fare l'amore e cerco motivi per non farlo. Questo mi causa profondo dispiacere e mi sento profondamente in colpa per la mia ragazza.
Non mi sento più come un tempo, non mi riconosco molto, e questa cosa mi spaventa molto. Di base sono una ragazzo con una bassa autostima e predisposto ad un'ansia di stato probabilmente proveniente da mia madre e dalla mia educazione. Faccio fatica a gioire delle cose che mi succedono ed inizio ad essere incavolato con il mondo, ma in realtà sono incavolato con me stesso. Forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il rapporto non riuscito e la crisi dei giorni successivi. Sinceramente non saprei identificare bene la situazione, inquadrando una causa, ma sento di aver perso la bussola, di non sapere più molto di me e vedo la situazione come irrisolvibile proprio perché non la capisco.
Ho già fatto un percorso, anzi due, ma sinceramente non sento di essere cambiato, anzi, ora sento di essere leggermente peggiorato. In passato mi sono fatto aiutare per due eventi: sono stato scelto come capo espiatorio di una truffa, evento che mi ha profondamente cambiato, e due anni fa, dopo essere stato lasciato di una ragazza, mi sono sentito come perso.
Ho sempre desiderato aiutare gli altri, sentirmi utile per le persone facendo del bene, ma non riesco neanche più ad aiutare me stesso. Ho paura perché la vita a Milano costa e forse ho accettato una casa che non rientrava proprio nelle mie possibilità, una situazione che forse non era quello che volevo e questo ora mi spaventa. Vorrei farmi aiutare ma i soldi sono quelli che sono. Alcune volte penso di voler tornare giù dai miei, ma significherebbe scappare dal problema come spesso ho fatto nella mia vita, ed alla fine non risolverlo.
Vi chiedo aiuto, un qualunque consiglio, oppure se conoscete consultori nella zona di Milano. Sono consapevole del fatto che quanto scritto risulta essere particolamente confusionario, e vi ringrazio per la pazienza
Grazie mille
Ciao Marco, il suo disagio parte proprio dal lavoro, cioè da un aver raggiunto un limite alla sopportazione psicologica di un lavoro, ma di non aver reagito, andandosene da questo lavoro, vale a dire cambiarlo. Purtroppo questo evitamento del cambiamento, l'ha portata a deprimersi, lasciando che il disagio interno (la profonda insoddisfazione) si estendesse. Dice del rapporto con la sua ragazza e di questo senso di non riuscita e di ansia da prestazione. Non ha un problema sessuale, ma una difficoltà ansiosa depressiva, che le fa perdere motivazioni, interessi, e desideri (calo della libido). Il problema centrale, a monte, sembra essere la sua "difficoltà e paura di separarsi", o meglio detto la sua "dipendenza", che diventa la grande causa delle limitazioni della sua vita. Da qui si generano poi le tante paure, quasi "come fosse impossibile cambiare", per lei.
Questo dovrebbe, a mio avviso, essere l'obiettivo di un lavoro psicoterapico, e di messa in gioco personale. Affrontare la paura di cambiare, che vuole dire anche approfondire la conoscenza della sua identità, per sapersi affidare ed appoggiare con più fiducia a se stesso.
Ci pensi. Le faccio i miei auguri,
Dr. Cameriero Vittorio