Sono ad un bivio
Salve,
scrivo questo messaggio perché vorrei condividere il mio grande malessere.
Sono una ragazza napoletana di 26 anni, nella vita studio e sono ormai vittima della prigione dei miei pensieri.
Negli ultimi tempi, da novembre più o meno è come se niente fosse più in grado di farmi sentire viva e sento il tempo passare senza più riuscire a reagire.
L’ansia è sempre stata parte di me ma un tempo riuscivo a tenerla più o meno a bada ma pian piano lei ha preso il timone della mia vita. Mi mancano 4 esami per laurearmi alla magistrale di Psicologia ma ormai non riesco più neanche ad aprire il libro, quando ci provo lotto con i miei pensieri che mi dicono “ non sei capace da sola, non ce la farai “, cosi anche quando un concetto mi sembra chiaro quella vocina mi ripete che magari non ho capito, come se fossi stupida. ( un tempo studiavo in gruppo, poi le mie colleghe hanno fatto esami e io ho spostato sempre la data arrivando quindi a studiare sola).
Questo però non è l’unico aspetto della mia “vita “ che non va. Purtroppo, sono profondamente sola, nel senso che non ho molti amici e quelli che ho hanno la loro vita e quindi ci si vede raramente, ci provo a volte a socializzare ma mi sento sempre bloccata con nuove persone, temo il giudizio negativo, di essere derisa, e ultimamente quando parlo mi sforzo mi escono macchie anche sul corpo come espressione del mio grande disagio. Quindi non riesco più a socializzare. Inutile dire che non riesco nemmeno ad iniziare una relazione sentimentale-
Tutto questo mio dolore trova ”pace “ solo quando mangio, come se il cibo fosse la mia unica fonte di soddisfazione, ma in realtà è anche il mio più grande nemico perché odio me stessa, mi sento cosi’ inadeguata e quindi la vergogna mi porta a stare a casa e quando esco sto a disagio perché non mi sento bene con me stessa: cosi digiuno poi mi abbuffo dando vita ad un circolo vizioso.
Questo mio stato interiore mi crea uno stato di angoscia che non riesco ad esprimere a nessuno, è come se avvertissi una stretta allo stomaco che si dilaga dentro di me, e le crisi di pianto sempre più frequenti, dormo male e penso quanto io sia sprecando la mia vita e a volte penso che dovrei metter fine a tutto questo dolore che mi devasta dentro quasi come se volessi resettare tutto perché non ce niente che vada neanche minimamente bene.
A volte penso che dovrei contattare uno specialista perché non so quanto posso continuare ma non capisco perché ho tanta paura di affrontare un percorso terapeutico, mi sono risposta che irrazionalmente temo il giudizio sulla mia età ( a 26 anni vedo persone laureate con figli, indipendenti, quando io non riesco nemmeno a mandare una mail) e sui continui fallimenti.
In realtà ho contattato via mail una dottoressa ma quando mi ha detto ( avendo ragione ) di sentirci telefonicamente mi sono sentita bloccata cosi non l’ho chiamata.
Alcune persone attorno a me spesso mi dicono “ stai inguaiata ( rovinata) per la tua età” e mio padre non fa altro che ricordarmi che sono incostante e nullafacente e forse adesso dico pure che ha ragione perché anche alzarmi dal letto è faticoso.
Non so cosa fare mi sento ad un bivio tra una fine annunciata e un sogno di “vita” e una voglia di piangere inspiegabile.
Chiedo scusa se mi sono dilungata ma a volte lasciare andare quello che si ha dentro fa bene
Grazie.
F.
Salve Francesca, sa che la cosa che potrebbe cominciare a fare è proprio il raccontare di sé, il condividere quello che vive, e ancora meglio, il lasciare andare le emozioni che sente, perlomeno a se stessa. La sua storia è permeata dalla paura della critica, del giudizio, dal timore di non valere abbastanza. Io che sto conseguendo una laurea magistrale in psicologia? Ma non è possibile, non sono all'altezza. La sua vocina interna è il super io che ha introiettato dalla famiglia, forse più dal padre, un padre svalorizzante?! È arrivata in un momento della vita in cui è indispensabile portare avanti una crescita psicologica, una emancipazione della propria identità. Quello che le suggerirei è esattamente un approccio psicologico finalizzato ad un lavoro personale.Sperimentare una relazione terapeutica, anche tramite via Skype se si sentisse più a suo agio. Questo le servirebbe anche per la sua professione futura. Coraggio!
Sinceri auguri,
Dr. Cameriero Vittorio