Ansia e senso di inazione
Buongiorno,
provo a scrivere perché mi trovo in una situazione che non riesco più a gestire.
L'ansia mi prende lo stomaco e mi rende incapace di fare qualsiasi cosa. Non riesco più a riprendere in mano la mia vita. Prendo valeriana e melatonina, mi fanno dormire ma non calmano il senso di disperazione e il cervello continua a pensare a tutte le cose negative, anche quando dormo. Non riesco a fermare i brutti pensieri nè ad andare avanti. Vivo una vita precaria, senza essere riuscita a costruire nulla: lauree, dottorato, sono stati tutti sacrifici inutili e mi trovo a fare la supplente precaria grazie al diploma. Non amo quel lavoro ma l'ho sempre fatto per necessità. Da febbraio sono stata ufficialmente mandata via dall'università con cui collaboravo, il mio lavoro nelle scuole era imbarazzante per il mio superiore che ha trovato collaboratori migliori, dopo avermi sfruttata ventilando possibilità mai realizzate. Ho vissuto mesi di mobbing che non subivo dai tempi del dottorato (ad esempio, ho lavorato giorno e notti per diversi giorni senza potere dormire neanche un'ora e lavorando al mattino a scuola con i bambini, tutto per rispondere a richieste che erano diventate assurde nei tempi e nei contenuti, temevo di crollare). Con il lockdown speravo che avrei trovato modo di riflettere e di pensare a me ma è stato anche peggio, il vuoto lasciato dalle attività è stato riempito da pensieri negativi, dall'ennesimo 'tradimento' vissuto sul lavoro da persone che usano e gettano, dall'ennesimo fallimento, perché le responsabilità devo averle avute e grosse comunque, e da un futuro che non ha più senso. Non riesco a parlarne con nessuno perché temo che non mi crederebbero, vedrebbero solo una fallita e non posso neanche farmi vedere triste per sciocchezze di lavoro, non è rispettoso di chi sta male veramente. L'unica soluzione è starmene da sola. Forse so di stare esagerando e che non ho diritto a stare male per così poco. Me lo ripeto ma non serve a niente. Continuo ad accendere il pc e a non scrivere nulla, a non lavorare. Sono arrivata a sperare di re-iniziare a scuola per essere costretta ad agire ma ho paura di non uscirne. Ho paura di non farcela nemmeno lì.
Gentile Anna, quello che le sta succedendo ha mobilitato un senso di delusione così grande da giustificare questa inazione, come un movimento psicologico depressivo. Forse è questo il momento giusto per cambiare qualcosa nella sua vita, mettere ordine e rivedere il suo progetto esistenziale, anche in merito al lavoro. "Il fare tanto ad esempio è una modalità non funzionale per lei". Se ne ha possibilità si faccia supportare da uno psicologo per elaborare questo momento difficile e ritrovare la sua autostima.
Auguri, dr Cameriero Vittorio